mercoledì 17 ottobre 2018

dall'oblio

Come credo succeda ai tanti romantici innamorati degli sfigati del rock, ho sempre avuto un debole per quelli che, pur avendo “tutte le carte in regola per essere un artista”, per vari motivi, sfortuna o una fragilità estrema, non ce l’hanno fatta, hanno inciso un disco o due poi sono tornati nell’ombra o si sono completamente autodistrutti, lasciando dietro di sé solo delle tracce del loro passaggio. Alcuni, come Nick Drake o Bill Fay, verranno riscoperti e poi osannati come geni incompresi, ma dei tanti altri passati e dimenticati senza speranza, i vari Judee Sill, Karen Dalton, David Wiffen, Jackson C. Frank o Jake Holmes, che sarà mai? La storia non fa giustizia di nulla e di nessuno, però, come scriveva Montale, lascia “sottopassaggi, cripte, buche e nascondigli”. Proprio oggi ho scoperto l’esistenza di Tia Blake, folksinger americana giramondo che incide il suo primo disco quasi per caso, a Parigi, dà un solo concerto, poi sparisce nel nulla. Di lei resta quest’unica incisione che è una raccolta di undici standard folk nel solco del primo Dylan, ma chiaramente influenzati nel suono dalla nascente scena del folk revival inglese. Non è un album rivoluzionario, ma è abbastanza luminoso e piacevole da volerne condividere un pezzo, stasera, prima di farla ritornare nell’oblio.

2 commenti:

sergej ha detto...

Anche un pizzichino di Joni Mitchell, forse?

sergej ha detto...

per inciso, dalle foto sembra anche una donna bellissima.