Ieri riflettevo su due cose. Prima: Valerio Magrelli, che è uno dei Grandi, per ragioni di salute o semplicemente pratiche, ha abbandonato la carta e scrive le sue poesie ormai sul telefono oppure attraverso una apposita app che cattura la sua voce, trascrive il suo dettato; in questo si rivela modernissimo, il più moderno se si pensa che molti suoi contemporanei, e qualcuno dei miei, nemmeno sa come si accende un PC. Lui crea sul iPhone, come un ventenne di oggi. Seconda: se è vero, ed è vero, che il supporto su cui costruisci la tua opera modica il messaggio, e se è vero, e io credo sia vero (ma con riserve), che l'ultima produzione di Magrelli ha subito un progressivo indebolimento formale, mi chiedo a tempo perso (e senza risposta) se questo indebolimento può essere stato influenzato 'anche' dall'uso del iPhone e se Magrelli, in nuce, l'avesse ricercato e addirittura previsto.
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