Stamattina, con la pioggia che amplifica le emozioni, ho letto un libro delizioso e commovente, tanto che passavo di continuo dal sorriso alle lacrime. Il libro si chiama La casa bianca, di Emanuele Andrea Spano, edito da Puntoacapo Editrice. Imbattersi in un poeta di Novi Ligure che scrive un libro sul paese in cui vivi (Locorotondo) è cosa rara e strana: da qui i sorrisi, ritrovando fra le sue pagine certi angoli per te famigliari (Sant'Anna, via Sabotino...). Allo stesso tempo Emanuele parla di qualcuno (che poi si fa qualcosa, qualcosa di sé almeno, e ancora più presente in quanto assente) di perduto e questo commuove, come chiunque abbia subito una uguale perdita può sapere. Nulla di nuovo forse, eppure essenziale. Un libro preciso, raccolto (o discreto, com'è il suo autore, com'è la copertina da lui scelta), distillato verso a verso, scritto benissimo, con Luzi (il Luzi di Su fondamenti invisibili) e Sereni (il Sereni di Stella variabile) come numi tutelari, da parte di un uomo che "non ha un paese a cui tornare", come scrive Salvatore Ritrovato in prefazione, ma proprio per questo dei paesi "sa cogliere il valore esistenziale". Se non ricordo male, lo presentiamo il 24 aprile alla Libreria L'angolo retto, anche se sinceramente di un libro così, salvo le poche note qui sopra, non si sa mai bene che dire, si ha sempre paura di eccedere, di sbavare. Leggetelo.
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