lunedì 23 dicembre 2019

damnatio memoriae

Sabato ho visto la presentazione di un bel libro di Alberto Castelli, Soul to Soul (Chinaski, 2019), il cui titolo è abbastanza esplicativo. Fra gli altri Castelli dedica un capitolo al primo Michael Jackson, mostrando quanto abile, innovativo e spregiudicato sia stato il giovane nell'imporsi. Devo dire che, a riascoltarlo oggi, mi sono accorto di quanto avevo rimosso Jackson dalla mia memoria (letteralmente cancellato) a causa degli ultimi scandali e di una certa critica che, in virtù di quegli scandali, lo descriveva come una sorta di bamboccio o di marionetta senz'anima nella mani di altri, da suo padre a Berry Gordy a Quincy Jones. Una cosa per certi versi infame, non migliore del trattamento infertogli dal padre, in cui si toglie a un uomo qualsiasi dignità per annullarlo sia nel bene che nel male, fino all'estremo della Damnatio Memoriae operata oggi, contro di lui, da molte radio anglofone. Non mi è piaciuto tutto ciò che ha fatto, ma anche io ascoltando le sue canzoni mi sono chiesto: possibile che Jackson non "fosse lì" mentre cantava, che eseguisse semplicemente dei comandi, che alla fine tutto ciò che ci rimane di lui come artista fosse una finzione ben costruita a tavolino come si fa oggi con tante pop star fasulle? E Castelli alla fine del capitolo argutamente chiede: è quella la storia che vi interessa che vi racconti?


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