lunedì 16 dicembre 2019

motivo

Devo essere onesto. Io discuto sempre di poesia, perché è il settore che più mi interessa, ma ieri parlavo con un mio amico che è uno storico, il quale era abbastanza innervosito dal fatto di non trovare un editore interessato a un suo saggio bellissimo, ma anche lunghissimo e difficilissimo, senza che qualsiasi editore contattato, e mi faceva nomi anche grossi, gli avesse chiesto un contributo economico. Insomma, si dice la poesia, ma anche la saggistica va in quella direzione. La cosa che più mi ha colpito, però, è una frase che mi ha detto quando si è infervorato sulla scelta di mandarli tutti al diavolo. Ovvero: “Ma io ho già scritto il libro!”, nel senso di: ma io il mio lavoro l’ho già fatto. Affermazione a cui uno potrebbe facilmente rispondere: “Sì, ma chi te lo ha chiesto?”. Ma soprattutto, in una affermazione così, e che ho sentito identica da moltissimi scrittori, mi pare racchiusa l’intima presunzione dell’autore che il suo libro sia, indipendentemente dalla richiesta che se ne fa, necessario al mondo. Che poi è il motivo per cui si scrive e pubblica.

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