La lettura di questa recensione all’ultimo disperato libro di Jonathan Safran Foer, Possiamo salvare il mondo prima di cena. Perché il clima siamo noi, mi ha fatto pensare una cosa terribile. Visto che l’umanità, pur sapendo che c’è una catastrofe ambientale in atto non riesce a crederci realmente, perché crederci implicherebbe mettere totalmente in discussione il nostro stile di vita, imponendoci di rinunciare immediatamente (prima di cena!) a tutta una serie di cose che oggi riteniamo necessarie (mangiar carne, usare l’auto, viaggiare in aereo, fare figli), tanto che Foer, di fronte a questa immobilità etica dell’individuo, parla di suicidio collettivo e usa l’immagine di una colonia di conigli che si sterminano a vicenda in preda alla propria voracità; visto tutto questo (e io sono d’accordo con Foer), mi è venuto in mente che probabilmente, se continua così – proprio come in un romanzo di fantascienza, ad esempio Tutti a Zanzibar di John Brunner – quando si arriverà all’ultimo stadio dell’emergenza, una delle soluzioni che verrà certamente attutata sarà l’ennesimo genocidio, ma su scala globale dove, in nome della salvezza della specie umana, si sceglierà di sterminare 3 o 4 miliardi di persone (probabilmente le fasce più deboli della popolazione del pianeta) per diminuire il peso dei loro consumi.
Nessun commento:
Posta un commento