Stamattina ho chiamato in tipografia e come ogni volta che mi succede mi riempio di ansia per il futuro e mi rendo conto – toccando il problema con mano – di come stia terminando un’epoca della piccola editoria. Il meccanismo era già alla frutta da tempo, ma il periodo storico sta dando il colpo di grazia. Il costo della carta, come di tutte le materie prime, è in continuo aumento. Giorno per giorno. Non solo, sta diventando difficile trovarla. A Natale abbiamo rischiato di non fare uscire un libro perché non si trovava la carta per stamparlo. Io non so che succederà in altri campi della piccola editoria – narrativa, saggistica, fumetto: quelli che contano – ma per quello di cui mi occupo io, la poesia, che come tutti sanno non ha veri margini di guadagno e si mantiene in equilibrio precario e appassionato fra perdite ed entrate, potrebbe essere la fine di quel piccolissimo fronte di editoria NO EAP (come lo chiamano) che si era creato fra la fine del secolo scorso e l’inizio di questo e che già traballava prima ancora del Covid. Semplicemente, a un certo punto i costi di produzione surclasseranno i guadagni e non ce la si farà più a stare sul mercato. Si tornerà probabilmente tutti a pagare gli editori per pubblicare le proprie raccolte, o compartecipando alle spese come del resto già si fa, o si andrà avanti ad e-book oppure, come già stanno tentando alcuni editori e distributori, col print on demand: stampando i libri al risparmio (spesso su carte di cacca) su richiesta dei reali acquirenti e senza più costi di magazzino. Se ti chiedono cinque copie stamperai cinque copie. Se l’autore non ha soldi da spendere per l’editore e nessuno vuole leggere il suo libro con il print on demand non si stamperà nessuna copia. I più cocciuti andranno avanti a PDF che prenderanno il posto dei vecchi ciclostilati. Diventerà ancora più dura, per ogni autore che conti solo sul proprio talento, crearsi un percorso editoriale verso le grandi case editrici, già blindatissime. Del resto i corsi di editoria sono i primi a insegnartelo e scoraggiarti come possono: chi vuol fare l’editore si guardi bene dal pubblicare poesia! Se lo fa investa al massimo su di un titolo all’anno per assecondare il suo vizio. Con più di un titolo si metterà nei guai.
Nessun commento:
Posta un commento