Rileggo "Miss Rosselli" di Renzo Paris e trovo comica, come la prima volta che l’ho letta, la storia della pubblicazione del suo primo libro, "Variazioni belliche". La Rosselli all’epoca ha 30 anni, vive in Italia pur non avendo ottenuto la cittadinanza (è a tutti gli effetti un’esule in patria) e sente di non aver concluso ancora nulla nella sua vita. Manda le sue poesie a Bobi Bazlen (Adelphi) che apprezza ma non ha i mezzi per pubblicare («Come al solito qui molti promettono e pochi possono», commenta la Rosselli in una lettera), poi va da Feltrinelli che la consiglia di rivolgersi a un editore “minore”, poi va da Mondadori, che le chiede un contributo economico. Infine, alla vecchia maniera italiana, va da suo cugino Alberto Moravia che la presenta a Pier Paolo Pasolini, il quale mette una buona parola e la fa pubblicare da Garzanti. Garzanti, dopo due anni, le rendiconta 0 vendite, nemmeno una copia venduta, cosa che fa inviperire la Rosselli, la quale replica all'editore che 1 copia l'ha comprata lei in libreria, quindi non possono certo essere 0. Ma l’opera, a parte una stroncatura di Spatola, piace tanto al Gruppo 63 che la invitano al celebre convegno di Palermo con cui provano, durante un’intensa settimana di lavori, a svecchiare il panorama della letteratura italiana, asfittico e colluso col potere, anche se la Rosselli li definisce dei provinciali arrivati in ritardo. Ironia della sorte, l’albergo che ospita il convegno del liberissimo Gruppo 63 è di proprietà di un noto esponente della P2.
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