Ho salvato un lombrico, un innocuo viscido roseo lombrico che si contorceva per strada, lontano dalla sua aiuola dopo le piogge. L’ho preso dal marciapiede e l’ho deposto nella terra prima che venisse calpestato o si seccasse. Mentre lo facevo, è passata una signora col figlio piccolo che mi ha guardato. Così, l’ho sentita dire al figlio piccolo, a bassa voce: “Tu non devi fare come quel signore!”. “Chi è?” ha chiesto il bambino. “Quello è un signore sporco” ha detto la madre. Ecco, volevo raccontarlo soprattutto perché mi piace la definizione che mi è stata data, il signore sporco, come in una prosa della Lamarque. Però, visto che so come finiscono queste storie, con una serie di giudizi morali lanciati contro la madre e le sue fisime, spezzo una lancia a suo favore e chiedo: quanti di voi raccolgono i lombrichi per strada per rimetterli nella terra delle aiuole?
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
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giovedì 14 marzo 2019
lunedì 30 marzo 2015
lombrichi
Ascoltalo il grido dei lombrichi
perduti e ormai accecati nell’istinto
dal tuo pianto che fa del mondo fango
fango assurdo e senza scampo.
Hanno scavato a lungo nel tuo cuore
per stanarlo – e ora ch’è fango
risalgono alla luce rattristati e senza
scampo si essiccano.
Carne senza sale
si disperano al sole sul tappeto
di roccia che disfa la speranza
né si fa più consumare
muro orizzontale che delimita
lo spazio di salita della pianta
condannata a restarsene in speranza
nell’atomo
radice senza frutto – fiore senza più
impollinazione. Una lunga radice
di speranza sospesa
e aggrappata come un prologo al buio.
perduti e ormai accecati nell’istinto
dal tuo pianto che fa del mondo fango
fango assurdo e senza scampo.
Hanno scavato a lungo nel tuo cuore
per stanarlo – e ora ch’è fango
risalgono alla luce rattristati e senza
scampo si essiccano.
Carne senza sale
si disperano al sole sul tappeto
di roccia che disfa la speranza
né si fa più consumare
muro orizzontale che delimita
lo spazio di salita della pianta
condannata a restarsene in speranza
nell’atomo
radice senza frutto – fiore senza più
impollinazione. Una lunga radice
di speranza sospesa
e aggrappata come un prologo al buio.
Nota. Questa poesia mi è venuta stanotte. L’ho sognata e poi l’ho trascritta, a memoria, più velocemente che potevo. Visto che, per i miei standard, è abbastanza lunga, mi sono perso qualche verso mentre lo facevo.
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