Hemingway, nell’introduzione ai 49 racconti, indica, fra i suoi preferiti Un posto pulito, illuminato bene.
Di che parla? Due camerieri sbattono fuori dal locale un ubriaco, perché è tardi e uno dei due è stanco. Chiudono, e l’altro rivela di avere paura di tornare a casa e mettersi a letto, perché il buio gli fa pensare alla nada, al nulla che ci avvolge. Tutto qui.
Così, quello che all’epoca era considerato fra i suoi racconti più famosi e rappresentativi, oggi è fra i meno apprezzati. Il fatto è che, come per quasi tutto il minimalismo a cui ha dato l’avvio, non dice abbastanza, o meglio dice tutto senza aggiungere altro. Non c’è azione, né riscatto morale, e nemmeno il colpo di scena che darà una piccola scossa alla routine del lettore medio. La vita non li ammette, se non in rari casi, ed Hemingway imita la vita.
In tempi come il nostro, dove invece, per citare Woody Allen, la vita imita la televisione, non c’è più posto per racconti in cui la paura più grande è quella del buio. Di fronte alla crisi mondiale, al terrorismo, al precariato, nessuno ha più tempo per i problemi di due baristi, a meno che i baristi non siamo proprio noi. Ed ecco perché il proliferare di chiacchiere simili, a milioni, sui vari social network. C’è esibizionismo. Ma se lo scrivi su FB allora il problema diventa più chiaro anche a te. Perché per un attimo guardi te stesso dall’esterno, come se fossi un altro.
Molti non lo sanno, ma questo è un presupposto dell’arte. La capacità di estrapolare un significato dal proprio quotidiano per farne una metafora dell’esistenza. Certo, è un giochino per pochi, per chi sa davvero guardare oltre quei due baristi che ancora rientrano a casa. Per gli altri resterà una cosa appena sfiorata in un particolare momento del giorno, magari dopo il lavoro, mentre pensano a cosa scrivere in bacheca per sembrare più fichi. A leggerli si assomigliano tutti, spesso si lamentano per cose che credono importanti e poi non sono nulla. Dimenticandosi come, per un principio elementare della fede, solo attraverso il buio può arrivare la luce.
Articolo uscito su Largo Belllavista n°63, ottobre 2012, nella rubrica Senilità. Nella foto Ernest Hemingway, ritratto da Robert Capa.
2 commenti:
Bello. Non ho nulla da aggiungere, mi sapeva solo male che questo post, fra tutti, restasse senza un commento.
grazie :)
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