Romano Mussolini |
Con buona pace di tutti, quando Berlusconi ha detto, alcuni giorni fa, che anche Mussolini ha fatto delle buone cose, aveva ragione. Certo, c’è da chiedersi quanto Berlusconi fosse cosciente di ciò che stava dicendo, e c’è da chiedersi quanti invece, fra quelli che lo hanno coglionato o si sono offesi per le sue parole, ne sapessero di storia abbastanza per poter sostenere il contrario.
Io so quello che vedo, e vedo che il grado di disfacimento della scuola pubblica è tale che ormai mi chiedo chi sappia ancora qualcosa, in generale, che esuli dalle comuni necessità: allacciarsi le scarpe, mangiare dalla bocca invece che col naso, contare il resto quando si fa la spesa. Me lo chiedo, ad esempio, ogni volta che salgo in treno e vedo i “nostri” ragazzi che sporcano i vagoni, schiamazzano senza rispetto e definiscono sprezzantemente la scuola, loro che ce l’hanno, nient’altro che un parcheggio.
La cosa più triste in tutto questo sta nel fatto che, nonostante la scuola sia organizzata male e così com’è non serva a nulla – ed ecco dunque gli scellerati tagli alle facoltà umanistiche, ecco dunque come passano i messaggi subliminali per cui tutto ciò che concerne il pensiero, l’astrazione, l’arte che vada oltre i talent show, sia inutile alla vita – contro tutto e tutti il potere della parola resta inalterato. Non bastano gli slogan distruttivi, la cattiva gestione delle risorse per l’istruzione, ad abbattere tale potere. E ciò è ancora più triste se si pensa a così tanti inermi senza nessuna capacità critica, perché c’è stata la volontà politica di non fornire loro i mezzi per svilupparla, e affetti invece da una pigrizia mentale senza uscita.
Ecco, coltivare l’ignoranza è uno dei mezzi di controllo sociale di ogni politica autoritaria. E, il cinema lo insegna, come ogni autoritarismo che si rispetti, persino quando è blando come il nostro, in cima alla piramide c’è sempre un manipolo di cialtroni.
Di questa ignoranza diffusa e infida, che a parole innalza la Scuola e la Ricerca, ma poi nei fatti li considera niente di più di un ammortizzatore sociale per trentenni disoccupati e senza altro scopo nella vita che pagare le tasse, abbiamo una prova ogni giorno, quando accendiamo la tv per qualche isterico comizio pre-elettorale, degno di Uomini e Donne. Un talent alla ricerca del buonsenso.
L’abbiamo visto negli ultimi giorni. La Finocchiaro, in un impeto di sincerità dettato dall’istinto, fa la battutaccia in cui ci tiene a distinguere il proprio ruolo di deputata rispetto a quello delle più comuni bidelle. Berlusconi inneggia a Mussolini, quello stesso Mussolini che ancora riteneva la scuola fondamentale per la formazione di uno Stato tanto da metterne a capo il filosofo Giovanni Gentile, non certo Maria Stella Gelmini o ancora prima Letizia Moratti, nemmeno loro, purtroppo, bidelle – e Gentile mi scusi dalla tomba per il paragone –. E un’altra Mussolini, Alessandra, va in giro in televisione sbraitando parolacce come le pescivendole interpretate al cinema da sua zia Sofia Loren, contro Andrea Scanzi, giornalista che dà dell’ignorante storico a Berlusconi, salvo poi, a sua volta, sbagliarsi più volte sulla parentela fra i Mussolini, Benito e Alessandra, definendo Benito lo zio, invece che il nonno.
Ecco, in questa sorta di zoo mediatico, l’unica cosa che mi viene da dire è che in fondo, per errore, anche Berlusconi aveva ragione: Mussolini, il padre più che il nonno, ha fatto del bene all’Italia. Parlo di Romano Mussolini, jazzista di valore, oramai, ahimè, dimenticato.
2 commenti:
Ciao! E' un po' che non ci si vede, eh? Complimenti per questo articolo, incisivo e competente come tutti i tuoi, hehe.
ohilà, in effetti è un sacco di tempo! bentornato! :)
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