domenica 17 marzo 2013

mochnaczka, di jerzy harasymowicz

Arrivo 3 ottobre 1977

Il larice dorato nel buio
m’indicava la strada per giungere a Te
con la spada fiammante dell’autunno

– adesso
mi guarda soltanto
e nulla dicono le Sue maniche
corrugate dallo stupore

Non dice una parola
la Sua camicetta ricamata
col paesaggio del luogo

Con la ricamata
rosa selvatica
del cuore

È tranquilla
ed è un normale
giorno pieno di arnesi

E stiamo
faccia a faccia senza parlare
sulla stretta passerella
– del pavimento
sotto il quale fruscia

la nostra vita selvaggia

E vedo
nei suoi occhi riflesse
due chiese
colme di lacrime

E lei vede
i miei capelli
coperti di brina

Per i quali un giorno
si tolse di dosso senza parlare
il giorno dei suoi vent’anni

(Grazie a hzzk per il suggerimento. La traduzione è di Paolo Statuti)

3 commenti:

marian. ha detto...

il nome del poeta è illeggibile per una "italianista fondamentalista" come me, però la poesia racconta benissimo(come solo la poesia sa fare) la disillusione dell'amore, di quell'amore che dovrebbe fermarsi alla prima terzina (dal sapore fortemente erotico) senza chiedersi troppi perchè e come mai risparmiando così chiese e chiese di lacrime! viv l'amur! ;)

lil ha detto...

viv! :)

amanda ha detto...

bellissimi versi