Lettera dal mio vuoto da Parigi dove nel ricordo vivi ancora
oltre come sei la mia portata una menzogna a ciel sereno 
una biscia che s’agita nel fango e non più la fiera anguilla
penetratami nel cuore con la forma di un capello 
a bermi nel sangue a battere nel mio battere 
mentre cercava le parole giuste per stupirmi e ora 
mi strozza in gola come un osso un fermaglio mal digerito 
m’impedisce il pianto e mi ferisce avvelenando 
la memoria col sale povero sale da cucina 
dove un tempo si stendevano perfette pianure di ghiaccio 
solitarie e tristi ma accecanti nel sole e non silenziose 
avvilite com’è ora il mio cuore in un lavello 
umiliato sotto il gettito d’acqua e lavato senza cura 
ormai da mani esperte a estirpare il male del ricordo 
conficcato nel profondo e rigido come uno spillo 
un cadavere come un altro con un suo peso un suo volto.
 
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PAT PAT
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