sabato 23 gennaio 2016

dialogo fra sordi

Incontro A. autrice di belle speranze ma scarsa fortuna, che mi dice di seguire già da un po’ il mio lavoro, che lo trova interessante, coraggioso, e mi rispetta molto come editore. 
La ringrazio e le dico, in piena sincerità, che ho letto la sua proposta, che ci ho trovato alcuni spunti iniziali ma che si perdono tutti da metà in poi, e di non trovarla quindi adatta alla pubblicazione. 
Mi risponde che sa di non essere perfetta ma che crede molto nel suo lavoro e se anche io faccio il mio editing sistemeremo le cose che non vanno ed è sicura che può venirne fuori un gran libro che venderà tantissimo. 
Le dico che per vendere ci vuole assai più della fede, ma va bene, io le faccio l’editing a patto che si metta sotto e riscriva metà del libro. 
Mi dice che no non crede ci sia bisogno di arrivare a tanto, che c’è qualche difetto da sistemare ma che di sicuro esagero, lei crede molto nel suo lavoro così com'è, e quindi basterà lavorare un po’ sui particolari per sistemare tutto. 
Va bene, le rispondo, allora visto che credi così tanto nel tuo lavoro ma non così tanto nel mio editing, sono sicuro che sarai disposta a investirci del tuo per coprire le spese di stampa. 
Mi risponde che non sono serio come editore se le chiedo di metterci i soldi, che un editore serio investe sempre lui e solo lui nei libri che pubblica, non specula sull’autore. L’autore ci mette il libro, l’editore lo vende, si fanno i soldi, e tutti sono felici. 
Va bene, le dico, hai ragione, allora io investo sul tuo libro e lo vendo, ma tu ne riscrivi la metà che non mi convince e che, così com’è, non riuscirei a vendere senza mentire. 
Assolutamente no, mi dice, è dispiaciuta ma non può venire meno alla sua integrità artistica. 
Le dico che, con queste premesse di sfiducia reciproca, non sono interessato alla pubblicazione. 
Ci salutiamo. 
E più tardi scrive un post in internet, assai commosso e altrettanto commentato, sul fatto che ha incontrato l’ennesimo piccolo editore che ha provato a truffarla, spillandole denaro per il suo lavoro incompreso che nessuno, nel mondo assai marcio dell’editoria odierna, le vuole ancora pubblicare. Chissà perché.

3 commenti:

amanda ha detto...

Perché, credendo molto nella sua arte, è,appunto, sorda a qualsiasi parola esca dall'eco dell'immagine che ha di sé, succede spesso coloro che si credono scrittori fatti e finiti

Anonimo ha detto...

ma anche l'editoria è un'arte, anche l'editore ha il diritto di credere in quello che fa.

marian. ha detto...

magari questo\a un giorno pubblicherà con un pesce grosso, ma NON si può dire sì a tutti. Quello è un altro lavoro, antico quanto il mondo, dicono. Se credi in quello che scrivi devi investire anche del denaro... piaccia o no i piccioli centrano sempre. Qua c'è gente che lavora...OH!