Quando Phil Ochs incise Jim Dean of Indiana, bellissimo pezzo pubblicato sul suo ultimo album di studio, ironicamente chiamato Greatest Hits (dopo una breve carriera piena di belle canzoni e di rivoluzione, ma funestata dai tanti insuccessi commerciali e dalla depressione) stava già pensando al proprio epitaffio. Sarebbe morto solo sei anni dopo, impiccandosi in casa, dimenticato dai più e ormai ridotto al fantasma di se stesso. Per un certo periodo era stato rivale e amico di Bob Dylan, e a pensarci bene è il destino che capita a moltissimi artisti: pochi ce la fanno, altri per quanto bravi verranno dimenticati dai più, saranno ricordati da sempre troppo poche persone. Delle volte lo ascolto e ho la consapevolezza di condividere con lui l’identico destino, di essere anche io un poeta minore del mio tempo.
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