È una donna impegnata – o forse è un uomo? – che trascina sulle spalle una custodia da contrabbasso dentro cui nasconde una piccola cassa da morto. È la sua punizione per non aver provato dolore per la morte del padre. Passa fra i tavoli della piazza e ne parla senza problemi con gli avventori, descrivendo persino i particolari più intimi del rapporto, rovinando loro il pranzo. È una traduttrice assai impegnata, aggiunge, e ultimamente sta lavorando a una nuova versione di un’opera di Sophie Marceau sul tempo di vendemmia, quando la luce pare spegnersi lenta e gelida sui vigneti intorno al paese. Si avvicina anche a me per rovinarmi il pranzo e per chiedermi di scrivere un epitaffio per il padre, liberandola dal peso. Quando glielo nego mi ruba il quaderno degli appunti e prova a spacciare per addio, recitandola a voce alta e commossa, la lista delle cose da fare in giornata. Poi sparisce, ma intanto mi è passata la fame. Più tardi ritrovano la cassa da morto alle porte del paese. La depositiamo per pietà, ma senza nessuno a rimpiangerla, nella chiesa più vicina. E scopro, abbandonata fra i tavoli come una vecchia pelle di serpente, la custodia del contrabbasso che le riporto a casa. La porta è aperta ed entro, ma non è lì. La appoggio vicino al figlio addormentato sul divano, ma senza svegliarlo. Girandomi, sul tavolo ritrovo la coppa di gelato che avevo ordinato a pranzo ma non ero riuscito a mangiare, con vicino una pagina strappata dal mio quaderno su cui è fissato un appunto che non riesco a decifrare, ma credo sia un grazie a bassa voce.
1 commento:
"un’opera di Sophie Marceau sul tempo di vendemmia"
uno vorrebbe ricordarsi i sogni fosse anche solo per un particolare così :D
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