Nell'ultima parte della sua carriera Lou Reed si è avvicinato alla musica ambient. In effetti, lo aveva fatto già nei '70 con Metal Machine Music che fu un prototipo per moltissimi gruppi new wave perché portava l'ambient a una diversa concezione rispetto a quella di Eno, non musica che ti accoglie, ma musica che ti respinge, non una porta ma un muro. Fra le cose più belle dell'ultimo Reed c'è un doppio live di un gruppo nato spontaneamente e composto da Ulrich Kriegeer e Sarth Calhoun, che poi si ribattezzò Metal Machine Trio proprio in onore di quel disco. Cercando informazioni su quest'album (che non avevo mai ascoltato prima) sono finito su Allmusic, e così mi sono messo a sfogliare, partendo da questo, tutte le recensioni ai dischi di Lou, per accorgermi che per molti dei più estremi e dei miei preferiti, per quanto si apprezzasse il coraggio e lo sforzo creativo, c'era sempre un MA da affrontare, qualcosa che non andava, che non lo rendeva perfetto. È carino MA non è abbastanza orecchiabile, oppure suona benissimo MA gli manca la giusta tensione drammatica, oppure c'è tutto Lou, MA tutto Lou è francamente troppo. E ho pensato che vivere una vita piena di MA deve essere una tale rottura di palle, che persino l’idea di un muro mi ha messo allegria.
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