lunedì 19 settembre 2016

maddalena

Sono in viaggio con Maddalena, prima diretti verso Roma, dove saremo comparse in un film di Pasolini, poi come perduti per l’Italia e senza una meta precisa. Poco mi importa, visto che il viaggio è pagato mi diverto. Maddalena in verità mi piace, mi piacciono i suoi sguardi dolci e divertiti quando mi saluta con finta noncuranza, né ci vuole molto a capire che ho una cotta per lei. Per passare il tempo nei nostri lunghi spostamenti in treno, mi sono inventato in gioco: mi arrampico sul tetto del treno speciale su cui viaggiamo – un treno a quattro piani approntato apposta dalla produzione per ospitare l’enorme troupe impiegata per quello che sarà, promettono, il film del millennio – e osservo dall’alto del treno in corsa e la gente dei paesi che ci passano intorno con un misto di orgoglio e di pietà. Osservo l’Italia in bianco e nero e me ne sento il cuore pulsante, anche se forse è solo per effetto del movimento treno. Giungiamo, quindi, in una città senza nome dove, per uno stupido errore di prospettiva prendo una porta per un’altra e finisco per lanciarmi fuori dal treno e poi, non riuscendo a ritrovare la strada verso il nostro binario, perdermi nella stazione. Chiedo informazioni ai passanti, qualcuno cerca di aiutarmi, di darmi indicazioni, mi accompagna e come nulla si forma così un drappello di persone, o meglio ancora processione, che prima mi viene dietro e poi mi conduce per una lunga stradina lastricata su in collina. Ascolto alle mie spalle Maddalena dare ordini crudeli, con tono da ufficiale, per la mia condanna a morte. E riconosco fra gli altri i volti di molti con cui ho viaggiato, la troupe che riprende la mia salita al patibolo fra la folla infervorata dall’idea del sangue e dalla voce acuminata di Maddalena. All’improvviso si ascolta una voce più alta che spezza la tensione. È la voce di un grosso cane pastore che si fa avanti dal bordo della strada e tuona contro di noi col piglio di un vero regista: «Lasciatelo stare, cretini! Non vedete che non è credibile, con quella faccia! Questa esecuzione è diventata una farsa! Non è così che salverete il Paese! Serve più sangue, più tragedia! Cacciatelo via! Trovatemene un altro!». Maddalena si scusa, ma come indispettita, e subito la folla, pentita per quella svista, si disperde e torna a casa, oppure al treno. Io, scacciato dalla produzione e perduto in quella città senza nome, perché ricostruita in studio ma non per questo meno italiana, mi ritrovo da solo e senza un soldo. Per la notte, cerco rifugio con altri disperati, militanti e comparse, in una scuola. Più tardi mi chiama Maddalena, anch’essa scacciata, e si scusa con me, ordini dall’alto mi dice. Non ha più un soldo e mi chiede se ho una stanza e se può rifugiarsi da me. Io le rispondo di essere al verde quanto lei e le dico, se vuole, di raggiungermi a scuola.

2 commenti:

amanda ha detto...

E te la tieni ancora, bel coraggio

lillo ha detto...

:D