Che cosa triste leggere articoli di giornale come quello de La Stampa che dopo le tracce della Maturità titola: "Chi è Giorgio Caproni", quasi fosse una necessità spiegarlo, e intuire che lo è. Quegli articoli rivelano la cruda verità, che a non conoscerlo, Caproni, non sono soltanto gli studenti che magari adesso lo inseguono, ma anche i loro genitori e i nonni. Il più grande poeta italiano della seconda metà del '900 (almeno per me, ma se la gioca con Sereni) e non lo sa quasi nessuno. Sarà forse un bene questa traccia, come dice Nicola Lagioia perché magari adesso qualcuno si sentirà lo scrupolo di recuperarlo. Ma fino a quando si potrà andare avanti così, trattare la nostra poesia, e la letteratura, come Lascia o raddoppia? Fino a quando non ci si sentirà in dovere di prenderli questi programmi ministeriali, che sono come catene, e dire che è tutto da rifare, ripartendo dalle basi, dalla persona e dal suo bisogno inalienabile (e non dal dovere) di sapere? Vi rendete conto dell'enorme furto che avete perpetrato e state perpetrando a danno di quei ragazzi che non sanno nemmeno chi è Giorgio Caproni e pensano sia solo una incombenza non necessaria, e se invece lo conoscessero lo amerebbero alla follia per l'universalità fulminante del suo verso, per l'ampiezza smisurata del suo sguardo sul buio, per il modo ironico, sprezzante, con cui lo affronta, e per il dubbio che ci pone di continuo, che il dubbio sia la sola soluzione?
Un semplice dato:
Dio non s’è nascosto.
Dio s’è suicidato.
[Giorgio Caproni]
1 commento:
mai sentito parlare purtroppo. sono andato a controllare sul testo di letteratura italiana su cui ho studiato al liceo più di 30 anni fa. E' scritto Giorgio Caproni (1912) niente altro insieme ad altri nomi di poeti. forse sarebbe opportuno togliere pagine a giambattista Vico, a Parini, Carducci e dare più risalto a poeti e romanzieri contemporanei
Michele Lenzi
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