giovedì 29 giugno 2017

diario minimo: una settimana a zonzo in italia

Giorno 1 – Verso Perugia

A 10 min dalla partenza si accorge di aver dimenticato a casa la macchina fotografica. Il controllore evita la tragedia impedendogli di lanciarsi dal finestrino del treno in corsa. 

Briciole di poesia

FACCIA. Sale a Foggia e mi si siede vicino una tipa dal volto segnato, le braccia piene di tatuaggi e cicatrici. Attacca bottone, e anche se ha l'alito pesante le do corda per non essere scortese. Mi dice che fa la poliziotta. Come no? Dopo un po' prende confidenza e mi dice: tu c'hai la faccia di uno che si fa parecchio. Io? E poi aggiunge: se vuoi ti faccio una sega in bagno in cambio di una dose. Con una voce che la sente l'intero vagone. Io, sempre per non essere scortese, le dico: ci penso un attimo e ti faccio sapere. Lei allora si alza e scende a Benevento. Alcuni minuti dopo che se n'è andata, arriva il capotreno a chiedermi se è tutto a posto e io gli rispondo di sì, a parte che per l'aria condizionata che mi sta uccidendo. Senza si starebbe peggio, mi risponde pieno di saggezza inutile. 

CULO. Uno seduto dietro di me, al telefono: "Mi hanno rotto il culo, ma almeno ci ho guadagnato 8000 euro..." Per fortuna siamo quasi arrivati a Perugia. 

Elena Zuccaccia mi aspetta al Pincetto
 
Giorno 1 Perugia 

LA SCALA. Devo comprare da bere. Mi portano in un posto, da Celentano, tenuto da un tipo buffo che fa il verso a quello vero. Indossa un Panama bianco e maneggia birra come se non ci fosse domani. Davanti a me, al bancone, due ragazze americane, alte e bionde, due puledre in corti vestitini neri. Gli chiedono se ha un bagno. Celentano, senza scomporsi, pigia un bottone sul muro. Allora si apre una botola sul soffitto da cui scende giù una lunga scala. Roba del futuro! Celentano indica la scala. Il bagno è di sopra. Le due americane ridendo salgono le scale non rendendosi conto di mostrare il culo a quelli di sotto. Celentano fa un gesto esplicito col braccio, ma che bontà! Poi dice agli uomini in sala di avvicinarsi svelti a guardare anche loro. E a quelli che si avvicinano davvero, sorride complice poi mette in mano una birra. 

Perugia dall'alto
 
Giorno 2 – Perugia
 
Stanco. Oggi lunghissima giornata. Le due cose che meglio ricorderò di questo lungo giro sono la Perugia sotterranea, quasi una necropoli sotto il palazzo papale, in cui è custodito il Grande Nero di Burri che tanto amo, il centro del mio cuore, e poi nel pomeriggio una partita di basket fra asiatici, che forse c'entra poco ma c'entra. A torso nudo, duri e selvaggi, si contendevano la palla e a me sembrava d'essere in America. Mi è sembrato che Perugia sia sempre altrove, sempre dietro un'altra curva, un altro saliscendi, e per quanto la cerchi è sempre sfuggente, persino in tanta storia, in cui anzi tutta quella storia diventa solo una nuova scusa, un pretesto per sfuggire verso qualcosa che sta nascosto, in attesa di un domani ancora da scoprire. 
Domani a Terracina.

Tracce del divino. Chiesa di San Domenico, Perugia

 
Presentazione Libreria Mannaggia, Perugia. Elena Zuccaccia, Elvio Ceci e io

Giorno 3 – Terracina

L'ABBAGLIO 


Orizzontale e verticale.
Tutto di te mi fa male
che non sia l’angolo muto
della tua stanza l’occhio
spalancato sull’ombra | in piena luce
il sole sparso sulla mia bocca
fra i denti minuti della cerniera
spalancata sul vuoto.
Sulla tua carne in fuga. Ma se nulla
conta mai davvero per arrivare
a nulla, allora nulla potrà mai
dimenticarci? Me lo chiedevo poi
sui due piani ormai distanti | orizzontale
e verticale in cui stavamo.

Elvio Ceci


Rive di Traiano a Terracina. Presentazione sulla spiaggia
 
Come sopra ma con in più Angelo 'Joe Strummer' Marzullo
CLASH. Mi sono svegliato inondato di sole ai piedi di una montagna per poi finire in spiaggia in costume ma senza fare un solo bagno. Oggi abbiamo presentato un mio libro e fatto un esperimento particolare, traducendo dei miei versi in dialetto nel dialetto di qui e poi perdendosi per ore sulla corretta attribuzione della parola vermicocco. L' esperimento è riuscito anche se qualcuno ha storto il naso quando ho cominciato a parlare male del PD e di Alfano. Ma si è discusso di tanta altra roba, di Dylan e di bignami, di scuola e di Caproni, di Pasolini che fece il pescatore a Terracina, di Sandro Penna riletto in questo mare e del mattino in cui svegliandomi a Ferrara in una stanzetta del quartiere ebraico mi son detto: farò l'editore. Era il 2012 e ancora ogni giorno mi pento e non mi pento di quella scelta. Tutto questo è per dire che la poesia è sempre e dovunque, in tutti i discorsi d'amore e nelle mie parole sole, per citare Mimmo Pastore. È il reale. Anche a tavola, bevendo moscato coi due più grandi punk di Terracina e discutendo con loro di quale sia il disco più bello di tutti, se London Calling o Sandinista. 
Questo post è soprattutto per loro che mi leggono e aspettavano questa puntata.

Terracina prima del tramonto

Giorno 4 – Terracina

VACANZA. Prima vera domenica di caxxeggio dopo molti anni. Nel senso che da quando mi sono svegliato fino ad ora che sto per andare a nanna non ho fatto altro che lasciarmi trascinare dalla corrente senza nessun programma stabilito. Non ho letto, non ho scritto, non mi sono posto problemi, non ho fatto altro che parlare dormire mangiare respirare bere ballare e qui e lì scattare qualche foto ricordo col cellulare. Una splendida giornata insomma, e proprio Vasco è stata la colonna sonora sotterranea di oggi. Mai ascoltato ma canticchiato tutto il tempo fra i denti. Vado al massimo, vado a gonfie vele. Domani vado a Torino, ma già Terracina mi manca. A fine giornata passeggiavo per la parte alta della città e già la gente mi salutava e mi stringeva la mano come se fossi sempre stato qui. Uno del posto. Di sicuro me ne vado, ma poi torno. Promesso.

Una banda di matti. Sandro e Elvio Ceci, io, Alessandra Romagna

Giorno 5 – Passaggio da Roma, poi Torino

Damo soddisfazione ar popolo!

Ho lasciato i colli di Roma in piena estate per questi temporali di Torino. Ho il cuore in gola e pieno d'ansie che non dico e Lucio Dalla che canta con me da una mezz'ora. Perché se siamo soli in due, mi dice, fa male uguale ma pesa meno.

Giorno 6 – Torino

La situazione metereologica a Torino non è per nulla buona

Q-Q-QU-QU-QU-QU-QUE-QUEL-QUEL-LLO-QUE-LLO! Mi indica il passante che ho fermato, borbottando la risposta al mio tormento, dove sia la Grande Madre che sta immane e sorniona alla mia destra, guardandola dai Portici, al riparo dal primo temporale in arrivo. Lei sta lì e non si muove, eppure non la vedo. Finché una direzione non si apre in quella voce, la fatica di creare una parola che poi si fa scoperta nell'ascolto. Grazie, gli rispondo soddisfatto. E il sorriso esplode anche sul suo viso. 

Incontri casuali in piazza Vittorio Veneto, la poetessa Valentina Colonna

IL DILUVIO. Potrei raccontare molte cose di questa giornata ma la più bella l'ho vissuta alla fine. Siamo all'Evergreen Fest al Parco della Tesoriera e la mia presentazione sta andando bene. La gente applaude. Ride. Sul verso di Lino Angiuli: Sud voce del verbo sudare esulta. Mandiamo il booktrailer di spazio privato di Elena Vladareanu e leggiamo Carne di Elena Zuccaccia e un pezzo mio che parla del diluvio universale. Su quello comincia a piovere. Gocce grosse e pesanti. Poi parte un concerto jazz sotto la pioggia, violento, incessante come quella, con la gente inchiodata alle sedie sotto i tendoni per via dell'acqua. Gran bella musica! Va avanti così per un'ora fra jazz tuoni e secchiate, il parco è un pantano. Poi salta la corrente e restiamo sospesi sull'acqua, i piedi a mollo, come gru. Qualcuno si arrampica sulle sedie aspettando il momento più giusto per scappare. Fino a quando uno del pubblico mi fa: "Signor poeta sei tu che hai fatto piovere con la tua poesia. Ora visto che ci sei leggici altro, che almeno passiamo il tempo sotto l'acqua". Così, in piedi anch'io sopra una sedia, comincio a recitare versi a memoria, senza microfono. La gente si calma, mi ascolta, persino nel diluvio. Una ragazza mi dice: "Che bella voce che hai". Poi la pioggia si calma un pochino e andiamo via zampettando sull'acqua, verso un'uscita. 

Evergreen Fest, al parco della Tesoriera a Torino

Sul palco dell'Evergreen Fest, con Simone Schinocca
Domani si riparte. 
Giorno 7 – Ritorno

Quei momenti di magica bellezza in cui arrivi in un posto ascoltando una certa canzone e te ne vai ascoltandone una certa altra...

Di cosa parliamo quando parliano d'amore. Un bel titolo intonato alle lenzuola

Considerazioni a margine del mio viaggio mentre sono in attesa in aeroporto. 
Prima, siamo così fissati con questa idea di "indipendenza", economica, sentimentale, dalla famiglia, che ci scordiamo come tutte queste cose non c'entrino nulla con l'essere Adulti, che è la capacità di affrontare ogni situazione nella maniera più giusta o dignitosa per sé e anche (corsivo) per gli altri intorno. 
Seconda, a volte presi come siamo dal fascino di persone di genio ma che appunto, mancano spesso della giusta adultità, ci scordiamo dell'omino col "cacciavite in mano" che sta dietro e fa il lavoro sporco. Noi ci beiamo nella luce del genio, ma senza l'omino che fa e risolve i problemi, quel genio non sarebbe che uno come tanti altri che spara qualche cazzata in più. 
Lo sappiamo tutti ma ce lo scordiamo sempre. 

Altre fotoTea for two!

Con Sergio Pasquandrea a Perugia


Retroscena di una presentazione. Elena stira la camicia di Elvio

Con Andrea Gianfrate a Torino
 
Con la Colonna a Torino

Con Luca Bianchini in areoporto a Torino


1 commento:

amanda ha detto...

Bel poetico viaggio signor poeta, e tu guarda perfino il bianchini incrociasti, in un certo senso dovrei dire che è colpa del bianchini se ci conosciamo