La poesia civile non esiste mi rimbrottano da anni.
Il poeta è puro e chiuso in se stesso
non può cedere alla truffa di un impegno
che scavalchi il verso il suo problema posturale
se chinati sullo schermo.
Di fronte al mondo che incalza
a furia di botte e va a fuoco
alla gente che sommersa concima
il futuro dei pesci Loro
sono qui che rivendicano il Loro
diritto di scrivere i sospiri del Core – Core disperato di sé
per questa vita che c’è e non c’è che c’è e non c’è
e se c’è si fotta!
Parlare del mondo la sentono come una truffa
il più banale svilirsi con gli altri e gli altri si sa sono sporchi
immersi come sono nel letame
ma prosaico quotidiano e puzza! non certo quello d’oro dei poeti
dove la merda è merda per principio di parola
perché la merda è pura ed il letame
un compromesso della storia. Ma
l’impegno ripeto l’impegno viene prima del verso
è una mano tesa agli altri. L’etichetta
non è infamia è il mio bisogno
di dire che ti vedo: io ti vedo e so che accade
e non so come possa offendere
sentirsi dire «civile» con lo scherno nella voce
quasi fosse un insulto.
Ma il poeta civile non esiste è vero
non esiste un uomo solo
che non abbia insieme in sé la rabbia e tutti i palpiti del Core
il dolceamaro sapore
di chi mastica la terra dall’infanzia.
Ma c’è ed è in me e non la rinnego
la poesia civile.
È il mio sguardo diritto su di voi.
Il mio dirvi che nel mio sguardo
e nello sguardo che voi girate a me
nessuno è solo.
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