sabato 19 giugno 2021

lettera all'uva

Mia uva non colta,
ti scrivo come la volpe prima dell’odio
prima del salto, di quel voltafaccia
che non mi hai perdonato.
Sto qui sotto il tralcio e ti guardo
poeta come allora
con la pancia vuota e la testa in alto.

Ogni tuo chicco ricade
nudo e perfetto verso il naso affinato
dal tuo afrore. Lo sento che si spinge
fino in gola e fa più male
se la bocca resta asciutta, né
ci ho fatto il callo.

È forse una ruga che adesso
t’incrina la fronte? Ma sembra
brillare più tonda e più verde
se il tuo colore si accende
nel controluce che inganna. Ritorni
qui acerba e per sempre.

Il saggio ammaestra al disprezzo
di chi perde tutto.
Ma noi qui osserviamo l'ebbrezza
– anni dopo – d’una vita che matura
in un grappolo d’uva
e si fa natura nella tua pienezza
di donna che mi è rimasta in gola.

Muore prima e con più schianto
chi non pena e si dispera per amore.
Tu mi hai reso folle per un’ora.
E io per te ho spiccato il salto.

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