Non so ancora bene come possa interpretarsi, ma per quella che è la mia esperienza, per sommi capi in Italia ci sono due tipologie di poeti: quelli che lavorano nella Scuola (dall’istruzione alla ricerca) e quelli che non hanno un vero e proprio lavoro. Poi c’è una fascia molto marginale che ne fa un altro di lavoro, manco loro sanno perché, però sono gli unici che se c’è da pagare un libro lo pagano senza problemi, il che la dice lunga su quanto guadagnano gli insegnanti-poeti. Oggi pensavo che sarebbe interessante capire come tutto questo influenza, accomuna o differenzia la loro scrittura (ci sono degli studi a proposito?) e se prima o poi tutto questo genererà delle nuove lobby e/o gran logge dei poeti massoni. Tipo gente che si incontra nei corridoi di un liceo e si saluta in codice spalancando le dita alla maniera dei vulcaniani per dire: Ah, le scrivi anche tu? Buono a sapersi.
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