Ieri ho visto Banditi a Orgosolo di Vittorio De Seta, film del 1961, stupendo per fotografia e ritmo, che ha il merito di aver reinventato e rilanciato (insieme ad "Accattone") un certo tipo di sentimento neorealista, tutto recitato com'è da pastori sardi, al punto da essere studiato e celebrato nel mondo più ancora che in patria. All'inizio guardandolo mi sono entusiasmato, poi ho pensato che in effetti mi piace vincere facile, che ci vuole poco a essere "belli" quando si è già classici per definizione, e quello di De Seta è effettivamente un classico. Dico questo perché continuo a ripensare a un'osservazione che mi ha fatto la mia amica Azzurra. Mi ha fatto notare come sia incoerente da parte mia rimproverare il pubblico di comprare e leggere solo classici della poesia a scapito degli autori viventi (necrofilia poetica la chiamo), quando io per primo snobbo le ultime produzioni cinematografiche per dedicarmi a film vecchissimi che sono alla fine il corrispettivo dei classici. Ha ragione lei e glielo riconosco. Non sono coerente, ma non so come uscirne. L'altra sera ho provato a vedere un film di cui si è parlato tanto, Malcolm e Marie di Sam Levinson, e come raramente mi capita di fare l'ho mollato a metà. Meglio, mille volte meglio i pastori sardi.
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