Stanotte ho sognato Carlo Formigoni che faceva un intero spettacolo sui migranti. Un po' nello stile di Ascanio Celestini, Carlo stava seduto al centro della scena spoglia e raccontava, una dietro l'altra, tutte queste storie di fuggiaschi concatenate dalla cronaca. Mentre parlava teneva in mano, come unico oggetto di scena, una barchetta di carta ricavata da un foglio di giornale. Questo perché tutte le storie raccontate erano prese da servizi giornalistici, che sono l'unico canale filtrato (raffreddato o riscaldato a piacere, in base all'audience) attraverso cui ci rapportiamo con quelle tragedie, e perché in fondo quella barchetta lì è fragile proprio come quelle su cui viaggiano i migranti. E proprio perché ricavate dai giornali nessuna storia aveva un vero finale, lasciato in sospeso, un po' come nelle Mille e una notte, lasciandoti l'ansia di sapere come sarebbe andata la vicenda di questa o quella persona rimasta in balia delle onde. Ce la farà a salvarsi? Alla fine, fra gli applausi e le lacrime, Carlo affaticato e contento diceva: "Grazie, ho soltanto cercato di dare al testo il risalto che meritava".
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