Oggi in libreria ho scoperto che Franco Arminio ha pubblicato il suo ultimo libro, Atleti, con HarperCollins Italia, che è la seconda casa editrice più diffusa nel mondo. Einaudi a confronto è quasi nulla. A uno può piacere o no come scelta, ma molto dice il fatto che HarperCollins ha un approccio assai pragmatico (come si vede anche dalle sue brutte copertine). Non si fanno differenze di genere. Sul sito c'è la narrativa italiana (cioè in lingua originale), la straniera (cioè in traduzione), la non-fiction (ovvero saggi e manualistica) e la narrativa per ragazzi (quella che vende). Punto. Il poeta non viene discriminato per ciò che scrive o perché va a capo, ma soltanto in base al fatto che venda o meno. Poi certo, alcuni diranno che Arminio non è un poeta, ma il bello è proprio questo, che ad HarperCollins non frega nulla della questione, per loro Arminio è un autore come tutti gli altri e ha le stesse possibilità di esprimersi sul mercato. Cosa che in Italia succede assai più raramente per una serie di preconcetti che coinvolgono tutti, dagli editori al pubblico, senza parlare degli stessi poeti, a cui piace fare la parte dei nobili esclusi.
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