Sono sempre più convinto, ma smentitemi se sbaglio, che a molti di quelli che esaltano Twitter (ad oggi il social più figo in circolazione, per la sua capacità di essere sintetico, letale e al passo coi tempi), e ci regalano ogni mattina perle fresche di saggezza o battute tanto fulminanti quanto salaci, se gli chiedi di sviluppare il loro pensiero in un temino lungo dieci righi, il pensiero gli si scianca fra il quinto e il settimo rigo e poi muore per mancanza di ossigeno intorno all'ottavo. A dieci righi di fulminante bravura non ci arrivano. Loro, ovviamente, rispondono che il problema è dei tempi, che non ammettono si perda tempo a leggere quando invece si dovrebbe vivere. Peccato che ormai buona parte della vita la si passi attaccati a uno smartphone. Persino in bagno, certe volte c'è lo smartphone ed è finita la carta igienica. Ed ecco la contraddizione insanabile: da una parte internet esalta il pensiero libero, purché breve e ironico, al massimo scorretto ma con brio, dall'altra nega il pensiero articolato, perché annoia, non tira. Che cosa tira, allora? Il pelo, sempre solo quello. Fotografato e poi postato in tutte le sue salse. Perché si sa, sempre meglio il pelo che un pensiero figo che non dice nulla o quasi. Ed ecco perché la gente alla mano preferisce Instagram.
6 commenti:
:) esempio di commento medio
La capacità di sintesi così come quella di analisi non sono affatto scontate né l'una è più semplice dell'altra o viceversa. Sono due facce della stessa medaglia cioè quella della capacità di elaborare le informazioni che giungono al nostro sistema nervoso.
In questi anni, non faccio che trovare conferme a questa affermazione osservando gli alunni nei contesti più diversi.
La scienza cerebrale sostiene che i nostri emisferi si evolvono nell'una o nell'altra direzione e ciò accade fondamentalmente per predisposizione genetica. L'esperienza fa il resto nel senso che possiamo esprimere il massimo potenziale solo se l'ambiente lo favorisce.
Ecco il nodo dunque: l'ambiente.
Quello in cui viviamo è scaduto, è sceso ai bassifondi della qualità, ha deliberatamente rinunciato allo sforzo, ha abdicato a favore di contesti frivoli, riempi-tempo, svuotanti. Il danno maggiore l'hanno subito gli adolescenti, prodotto di adulti immaturi o rinunciatari che non hanno voglia di tramandare né memoria né mezzi per costruirla.
Così si mangia quel che passa il convento e ora siamo alla bulimia totale: ci si abbuffa di parole senza conoscerne il senso (perché non si legge più o perché si legge si legge si legge e non si capisce niente di quanto si è letto?), ci si riempie di vera e propria robaccia, 'monnezza' di ogni tipo per poi vomitarla nelle psicosi e nei deliri di turno o nella solitudine schizofrenica.
Si taccia dunque. Abbiamo la testa a pallone. E se proprio si deve parlare, ricordarsi di azionare il cervello prima.
Chi sa, parli quindi e si faccia venire in mente parole buone, nutrienti, feconde.
Personalmente ho abbandonato ogni social da più di tre anni; preferisco molto la e -mail perché la ritengo un'ottima forma di mediazione tra la velocità famelica e autocelebrativa di certa rete e il bisogno di scrivere con la lentezza di cui la scrittura ha bisogno. Peccato che nessuno mi scrive. E peccato anche che raramente io scrivo a qualcuno. Ma questa è un'altra storia...devo essermi dilungata troppo...forse sono andata fuori traccia...analisi o sintesi, sintesi o analisi... ;)
questa risposta la usiamo come introduzione al tuo libro, marian ;)
è la fame che in qualche modo torna sempre in ciò che scrivo...
Secondo me è l'esatto contrario.
Sei capace di essere sintetico solo se sei in grado (anche) di saper sviluppare in lungo e in largo il tuo pensiero.
Tanto dovevo.
Un devoto (ma non figo) utente di tuìtter
TVB (sinteticissimo)
giusè tu secondo me sei l'eccezione...
cmq tvb pure io :)
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