Ormai sono anni che faccio questa cosa. Dovunque mi trovo a leggere, in mezzo alle mie poesie ne metto sempre una di Pino Simone, poeta matto di Martina Franca che è stato capace, per chi ha avuto la fortuna di trovarlo, di spalancarci mondi. La storia della poesia è fatta di pochissimi grandi, a cui ci ispiriamo, delle decine di mediocri fra cui ci confondiamo e di pochi poeti minori (minori perché diversi) che spesso hanno il potere di toccarci, proprio perché con la loro carica opposta, negativa, hanno il potere di scatenare in noi un'elettrolisi, energia elettrica che si trasforma in chimica, di darci una scossa e farci vedere il mondo da un punto di vista elettrizzato e spesso elettrizzante. Con Pinuccio a me è successo questo. La mia preferita delle sue poesie è Datemi un posto, che ha dato il titolo a un libro omaggio che gli abbiamo fatto cinque anni fa con Pietre Vive Editore, col permesso e la complicità dei suoi genitori. Ora che loro non ci sono più e che abbiamo terminato tutte le copie, dubito che potremo ristampare quell'opera e sinceramente non so nemmeno se ne valga la pena. Il mondo, mi chiedo senza troppa retorica, ha davvero bisogno di uno come Pino Simone? Non lo so, ma non credo proprio. Perché i poeti minori che a dispetto delle apparenze hanno fame di essere ascoltati, di essere CAPITI, sono condannati ad avere sempre e soltanto pochi buoni amici. In quello spazio di amicizia, che è stretto e caldo, sta scritto tutto il loro destino.
L’AMICIZIA è come il destino,
oggi non hai nessun amico,
domani hai dieci amici, mille amici,
ma sono sempre pochi.
Lo scriveva Pinuccio. Così ai poeti minori resta il rimpianto di non avere dei veri lettori, ma soltanto degli amici. A noi, che abbiamo avuto la fortuna di trovarlo, restano le sue poesie. E questo, anche se non basta (e non basta mai), a modo nostro fa la differenza.
(Grazie a Massimo D'Arcangelo per la foto).
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