domenica 28 marzo 2021

barattolo

Faccio una riflessione che parte da una trasmissione TV che ho visto ieri per la prima volta, e che cerca a suo modo di diffondere la poesia. L’intenzione è nobile, lo riconosco, eppure mi ha convinto poco il taglio del programma, il continuo richiamo al “pop” nella doppia accezione di “pop art” e di “popular”, nell’evidente tentativo di recuperare “visivamente” la poesia al gradimento del pubblico, rendendola “sciccosa”. Sempre di più, mi pare, in poesia si sta confondendo l’apertura, necessaria, con l’abbassamento. L’apertura presuppone un dialogo, più o meno alla pari, fra chi scrive e chi legge, comunque il tentativo di uno scambio basato sulla dignità dell’interlocutore, e sulla fiducia che si attribuisce a lui (interlocutore) nella lettura/ascolto e al testo (intermediario) nel comunicare il sentimento che lo muove. L’abbassamento, all’opposto, parte sempre da una situazione di disparità insanabile, dall’idea che uno dei due, o chi legge o chi scrive, sia più stupido dell’altro: o parla un linguaggio da alienato, oppure leggendo non potrà mai capire, e quindi devi “scendere” tu al suo livello, abbassarti, scimmiottarlo. Ne viene fuori, quasi sempre, un atteggiamento parodistico o denigratorio, di rifiuto, che a tratti sembra assumere, per giustificarsi, delle sfumature da lotta di classe che hanno il sapore del populismo spiccio: io sono contro il linguaggio alto dei poeti perché è linguaggio colto, intellettuale, che maschera col fumo l’irrealtà/inutilità delle sue visioni, ed è quindi lingua buona per gente che non lavora, che ha la pancia piena; non rendendosi conto che proprio col prevalere del linguaggio televisivo, la lingua dei padroni e quella del popolo ormai coincidono alla perfezione, sono tarate sulla stessa bilancia comunicativa, dove quella dei poeti non è che un residuo dialettale, che non andrebbe forzatamente “poppizzato” (tarandolo sulla bilancia di cui sopra) ma piuttosto difeso, e diffuso, nelle proprie irriducibili particolarità. Proprio come si fa coi prodotti agricoli a Km 0 rispetto a quelli in barattolo, se vogliamo trovare un paragone appropriato.

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