Linko QUI un articolo che parla di stupri di guerra. Parte dagli stupri commessi in Ucraina negli ultimi due mesi e si allarga a quelli di tutti i conflitti del mondo; perché se è vero che le guerre sono tutte schifosamente uguali, è anche vero che la violenza degli uomini lasciati liberi di dare sfogo ai propri istinti ne è la costante. E hai voglia a prendersela coi potenti di turno, qui c’è solo un uomo che ammattisce per l’odore del sangue e quasi mai viene punito. L’unica cosa che cambia, di volta in volta, sono le vittime prese da sole, col loro personale vissuto che verrà messo alla prova da questo orrore. Ecco il vero punto del discrimine, secondo me, di ogni possibile discussione, mettendo da parte gli alti ideali o il realismo politico. Ma tu a una giovane donna disarmata a cui un soldato punta una pistola alla testa, le mette il cazzo in bocca e poi la stupra più volte perché è uno sfigato a cui quella ragazza ricorda una compagna che sognava di farsi a scuola, a quella donna cosa le dici, dopo: di mettere da parte la rabbia e il dolore perché dobbiamo evitare una escalation, che a qualcuno doveva toccare ed è stata sfortunata sulla tombola della vita, che è tutta colpa della Nato che ha provocato la Russia sul confine, che Putin è un macellaio, che è meglio vivere sotto dittatura che essere morti? Io non lo so cosa le direi perché qualsiasi risposta data da una posizione diversa dalla sua, ovvero in ginocchio con una pistola alla testa e un cazzo spinto in bocca, mi suonerebbe falsa. Una delle pochissime cose buone che sta emergendo con questa guerra, spiega l’articolo, è che proprio per la sua particolarità geopolitica, così prossima all’Europa, si sta forzando la mano perché gli stupri di guerra diventino da anonimi dei crimini punibili sfruttando le nuove tecnologie per la raccolta delle prove. Ci voleva l’Ucraina, insomma, per arrivare a questa forma di giustizia.
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