Ieri leggevo un libro di Angelo Panarese, Risorgimento tradito (Capone) in cui, con taglio fortemente gramsciano, si parla del fallimento sia economico che culturale (nella formazione di uno spirito nazionale) dei Savoia nella gestione del regno italiano dopo l’unità (fallimento che avrebbe portato al fascismo), e mentre leggevo mi sono chiesto – a parità di condizioni economiche fra Nord e Sud prima dell’unità, a parità di monarchie zoppicanti che li governavano, a parità di interessi economici internazionali sull'Italia dell’epoca – che sarebbe mai successo se Garibaldi coi suoi mille volontari quel lontano giorno del 5 maggio 1860, gridando “Viva l’Italia”, invece di partire da Quarto nei pressi di Genova, si fosse imbarcato a Napoli risalendo lungo lo stivale invece di fare rotta a sud.
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