Stamattina ho fatto l’esperienza di guardare attraverso le foglie del limone. Raccoglievo, insieme a mio fratello, i frutti dell’albero. Eravamo infilati fra i rami stretti, avvolti dall’ombra cupa del muretto intorno, con le spine che s’infilavano nel collo o sui polsi, ci graffiavano le mani quando ci allungavamo verso quelli più lontani, di un giallo sporco e butterato e macchiati di verde. Mio fratello, che stava arrampicato un metro o due più in alto, si è stirato e con un colpo di forbice ha potato un ramo per far passare la luce. Si è aperto il cielo sopra di noi, di un azzurro cordiale, luminoso. Molto in alto sopra le nostre teste, alzando il collo, ho visto il sole passare attraverso le foglie spesse, toccarmi il viso, baciarmi sulla punta arrossata del naso. Mio fratello, senza voltarsi, ancora concentrato sui rami da tagliare, ha portato la mano indietro, verso di me che stavo alle sue spalle, e quando la mia mano ha raggiunto la sua mi ha lasciato cadere nel palmo due grossi limoni che stavano in cima, oltre la cappa di foglie. Erano limoni maturi, di un giallo acceso, abituati a guardare il cielo, così mi hanno riempito la mano e strofinandoli fra le dita si è sprigionato il loro odore, a respirarlo mi è sembrato che anche il cielo sapesse di limone.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
Visualizzazione post con etichetta limoni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta limoni. Mostra tutti i post
domenica 22 dicembre 2024
sabato 8 marzo 2014
risveglio
Acqua e limone agli antipodi del sonno
è un consiglio di mio padre:
disintossica il corpo dal tempo
dal quotidiano che invade i sogni poco a poco.
La gatta mio lare si struscia per me alla finestra
e richiama attenzione. Allungo la mano
verso il vetro. La mano trema
sul foglio mentre scrivo
appunti per un viaggio mai vissuto.
Paura della morte, come sempre. Paura
di non esserci mai stato. Ho parlato con la morte a lungo
questa notte. E ne scrivo per rendermene conto.
è un consiglio di mio padre:
disintossica il corpo dal tempo
dal quotidiano che invade i sogni poco a poco.
La gatta mio lare si struscia per me alla finestra
e richiama attenzione. Allungo la mano
verso il vetro. La mano trema
sul foglio mentre scrivo
appunti per un viaggio mai vissuto.
Paura della morte, come sempre. Paura
di non esserci mai stato. Ho parlato con la morte a lungo
questa notte. E ne scrivo per rendermene conto.
lunedì 10 dicembre 2012
il limone
Con cura mio padre attende al suo limone
lo ripara con un telo dal maestrale dalla tramontana
lo fortifica in vista dell’inverno e taglia via
i rami d’intralcio accarezza i frutti più maturi
con l’orgoglio di chi recuperasse da quelli
ogni anno di vita perduto trascurando la famiglia
per inseguire inutilmente i suoi sogni.
lo ripara con un telo dal maestrale dalla tramontana
lo fortifica in vista dell’inverno e taglia via
i rami d’intralcio accarezza i frutti più maturi
con l’orgoglio di chi recuperasse da quelli
ogni anno di vita perduto trascurando la famiglia
per inseguire inutilmente i suoi sogni.
lunedì 4 luglio 2011
lunedì 27 giugno 2011
poesia al limone
Mangio un ghiacciolo alla stazione di passaggio
senza nome né gente un po’ come noi due. Ascolta,
il frinir delle cicale è così forte da stordire
il vento ci scompiglia persino la bacheca degli orari.
Non ti amo più e del tuo amore non resta che una stecca.
Assai più facile gettarla che conservarla in tasca
e aspettare passeggiando fra i binari.
Perché mi hai chiamato? E cosa ti aspettavi che dicessi?
senza nome né gente un po’ come noi due. Ascolta,
il frinir delle cicale è così forte da stordire
il vento ci scompiglia persino la bacheca degli orari.
Non ti amo più e del tuo amore non resta che una stecca.
Assai più facile gettarla che conservarla in tasca
e aspettare passeggiando fra i binari.
Perché mi hai chiamato? E cosa ti aspettavi che dicessi?
giovedì 4 febbraio 2010
Iscriviti a:
Post (Atom)