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mercoledì 5 giugno 2024

le mani di orlac

Fotogramma finale di Le mani dell'altro, ovvero Le mani di Orlac, titolo italiano di Orlacs Hände, horror del 1924 di Robert Wiene, già autore del Gabinetto del dr. Caligari, che sarebbe di sicuro piaciuto a Kafka, le atmosfere oniriche e claustrofobiche almeno sono le sue, e c'è persino l'assassinio del padre avaro di cui viene accusato Orlac. Un artista in un incidente ferroviario perde le mani e gliene vengono trapiantate delle altre da un morto (un assassino) che si ribellano contro di lui facendolo quasi impazzire. Da notare come il nome del protagonista richiami quello del conte Orlok, protagonista di Nosferatu di Murnau, girato due anni prima.

domenica 25 febbraio 2024

le mani sporche

Di Esterno Notte (2022) di Marco Bellocchio, qualcuno ha già evidenziato il paragone messo in scena sull’ossessione per le mani di Moro e Cossiga, con la figura di Aldo Moro (Gifuni) che è ossessionata dall’igiene sua e della famiglia, e lava le mani puntigliosamente, e Francesco Cossiga (Alesi) che matura una forma di disturbo delirante per cui continua a vedersele macchiate sul dorso, anche se non c’è nulla, interpretando le macchie come segno di malattia e di prossima morte. Non è però, come qualcuno ha detto, il confronto fra una figura “ripulita” dallo sporco del potere contro una che ha le mani insanguinate, perché in entrambi i casi si può rasentare una forma di ossessione patologica. Entrambe le figure patiscono interiormente lo “sporco” senza riuscire a liberarsene. E Cossiga, psicologicamente più debole, lo interpreta come presagio di morte perché nelle ore del rapimento tende a identificarsi con Moro: lo sporco sulle mani crea una sorta di correlativo oggettivo fra i due. Nessuno invece mi pare abbia segnalato come, in un ulteriore possibile paragone, l’unica figura a sporcarsi realmente è quella di Andreotti (Contri) che alla notizia del rapimento di Moro è colto da violenta emozione, corre in bagno dove ha un attacco di vomito e si sporca i vestiti. È una scena molto forte, uno perché mette in scena un Andreotti (che generalmente è visto come un animale a sangue freddo, vedi Il divo di Sorrentino) per la prima e unica volta emotivamente scosso, e due perché lordandosi è come se assumesse su di sé, sul proprio corpo, con la sua reazione viscerale, tutto lo sporco che ne verrà sulla DC. Andreotti si lorda per tutti e ne esce, col solito aplomb, chiedendo al suo assistente di procurargli un vestito pulito. Il resto è storia. È curioso ancora constatare come una decina di anni dopo i fatti da cui è tratta l’opera, tale ossessione per le mani (per altro documentata) avrebbe trovato un riscontro, più o meno ironico, nell’operazione Mani pulite.

mercoledì 20 luglio 2022

tremore

Non l'avrei mai detto, ma a Draghi, mentre parlava, tremavano le mani. Siete pronti a ricostruire questo patto? chiede. E si sollevano i grugniti dei maiali. In pochi mesi siamo passati dal lecchinaggio pedissequo e servile alla maschia contestazione. Ma sempre in nome di ciò che vogliono davvero gli italiani. Ma non sono loro, sono io, da italiano, che non mi sento più in grado di ricostruire un patto di fiducia con questa classe politica. Sono vecchi, brutti, viscidi, e soprattutto inutili. Speriamo che la natura faccia presto il suo corso.

sabato 8 marzo 2014

risveglio

Acqua e limone agli antipodi del sonno
è un consiglio di mio padre:
disintossica il corpo dal tempo
dal quotidiano che invade i sogni poco a poco.
La gatta mio lare si struscia per me alla finestra
e richiama attenzione. Allungo la mano
verso il vetro. La mano trema
sul foglio mentre scrivo
appunti per un viaggio mai vissuto.
Paura della morte, come sempre. Paura
di non esserci mai stato. Ho parlato con la morte a lungo
questa notte. E ne scrivo per rendermene conto.

giovedì 15 agosto 2013

linee parallele convergenti a un infinito

Gli studi lo confermano:
la perfezione matematica del mondo
appartiene a linee parallele
convergenti a un infinito che mentisce.

Noi lo siamo stati a modo nostro
negando quella regola che vieta d’incontrarsi
se di tanto in tanto per sentirci
allungavamo la mano verso l’altro.

Ora l’infinito ci è vietato. E dove arrivano le strade
che il mondo pare distanziare?
Mi scriverai? Ricorderai che un tempo ti scrivevo?

Ma a chi importa rivedersi
se fra un anno o un secolo o dieci
più la curva delle dita non combacia?

martedì 2 luglio 2013

due al bivio

Nessuno sa più che fare o di che vivere
l’uno sta immobile e pavido
osservando le ombre che s’agitano
sul muro illuminato dai fari
mentre aspetta chissà cosa o come
l’altro trottola irrequieto
si pavoneggia in movimenti stellari
d’effetto certo ma sterili
se calcando la mano ricade ogni volta
l’uno ha la testa più rotta.