Forse più che la retorica del "mondo che conoscevamo che sta per finire per sempre", comincio a non sopportare più la retorica finto-gioiosa del "facciamo vedere a tutti che comunque ci siamo, che reagiamo". Così, chi prima agitava le braccia, ora le agita il doppio. Vedi tutti queste girandole colorate che frullano in balia del vento e si credono mulini pronti a produrre chili di farina. Eppure a me tutto questo agitarsi mette ansia. Sembra quasi che ci si neghi la possibilità di fermarsi a osservare da che parte soffia, il vento, come se quello fosse il vero male. Non è che agitarsi in sé sia sbagliato, significa che si è perso l'equilibrio e si cerca di riconquistarlo in qualche modo. Però ho visto anche un sacco di film d'avventura in cui a un certo punto qualcuno diceva che chi si agita troppo affonda prima.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
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venerdì 10 aprile 2020
martedì 2 luglio 2013
due al bivio
Nessuno sa più che fare o di che vivere
l’uno sta immobile e pavido
osservando le ombre che s’agitano
sul muro illuminato dai fari
mentre aspetta chissà cosa o come
l’altro trottola irrequieto
si pavoneggia in movimenti stellari
d’effetto certo ma sterili
se calcando la mano ricade ogni volta
l’uno ha la testa più rotta.
l’uno sta immobile e pavido
osservando le ombre che s’agitano
sul muro illuminato dai fari
mentre aspetta chissà cosa o come
l’altro trottola irrequieto
si pavoneggia in movimenti stellari
d’effetto certo ma sterili
se calcando la mano ricade ogni volta
l’uno ha la testa più rotta.
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