sabato 15 settembre 2012

requiem per roberto roversi

Non ne sono sicuro al 100% ma credo che con la morte di Roberto Roversi sia scomparso l’ultimo dei grandi scrittori italiani formatisi moralmente durante la Resistenza, quegli scrittori che facevano dell’impegno politico e sociale, o se preferite della partecipazione attiva, un tutt’uno con la propria scrittura, senza distinzioni. Era un imperativo del cuore e una necessità del sangue. Quella è ormai per molti un’esperienza superata, a favore di che non ho mai capito, eppure, per il potere miracoloso della parola di rendere tutto ciò che si racconta ancora vivo, presente, finché si narra, finché continua l’azione del narrare, qualcosa rimaneva con loro, Roversi e gli altri, anche ad anni di distanza. Ora, con la sua morte, con la fine dell’ultimo rappresentante di quella generazione, credo che il filo si sia definitivamente spezzato. Né si può tornare a ciò che non c’è più. Bisogna andare avanti.
Un tempo guardavamo, guardiamo ancora, a quegli scrittori come fari nel buio. Ora i fari sono spenti e resta di fronte a noi solo il mare buio. C’è già chi possa prenderne il posto? Di sicuro c’è, ma non è la qualità dello scrittore a fare una generazione, sono i tempi stessi e la volontà delle persone a non cedere più un solo grammo della propria dignità. Forse i tempi non sono ancora maturi, però lo stanno diventando a velocità vertiginosa. C’è da affilare le armi e aspettare, poi colpire con rapidità e decisione. Scrivere.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Un bellissimo ricordo!
Gli Sia Leggera La Terra...

amanda ha detto...

sono stata in una favola tutta ieri, torno e leggo da te che se n'è andato.
Buon vento al poeta e grazie a te per quanto hai scritto