A un certo punto mio nonno, per dispetto, cominciò a pretendere di andare a dormire al tramonto, come le galline. Diceva di sentirsi solo e che dunque tanto valeva infilarsi sotto le lenzuola. Non era vero, ovviamente, c’eravamo. Ma se per caso gli stavamo troppo addosso si lamentava dell’eccesso di rumore e il più delle volte, di fronte alle nostre chiacchiere, se ne restava zitto, a fissarci divertito come si fa coi bambini. In verità, quella che chiedeva mio nonno era una compagnia costante ma silenziosa, presente ma che non disturbasse il flusso dei suoi pensieri, amore e dedizioni assoluti, a cui non dover dare necessariamente una risposta. Troppo per chiunque. Mio nonno andava a dormire, e per punirci si perdeva i piccoli accadimenti della sera, la gatta dei vicini che passava a reclamare la sua dose di biscotti, o la tartaruga che attraversava il giardino per venire a tuzzare alla nostra porta, mentre mio padre annaffiava le piante.
4 commenti:
atre dimensioni quelle dei nonni... o dei genitori
ho letto in giro altri tuoi "pezzettini" dedicati al nonno, tutti dolcissimi e amari allo stesso tempo. Secondo me devi farne una bella raccolta. La visuale anziana è estranea ai meccanismi del mondo, ma come nessun'altra lo conosce.
ci stavo pensando.
ovviamente c'è sempre chi, come sto fesso che si firma sergio, le ritiene delle cose noiosissime.
ma le critiche vanno prese per quello che sono e bisogna sempre considerare da chi arrivano... ma poi lo sai la gente parla sempre...
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