Ieri nella villa di Melfi mi veniva da piangere. Guardavo il Sud che si avviava al suo sabato sera con le sue pance e le sua paure, le sue vecchiaie ingloriose, le sue giovinezze senza gioventù. Non lo sa nessuno cosa è successo veramente nel mondo in questi anni, dove abbiamo deposto la bellezza e la sensazione di essere assieme. Ora vaghiamo smarriti alla ricerca di qualche incanto provvisorio. Non ce la facciamo a tenerci. La vita cade, non smette mai di cadere, è un bicchiere che si frantuma all’infinito. Ieri nella villa di Melfi ho sentito che forse sono arrivato troppo tardi in questo Sud o troppo presto. Dovevo stare a fianco di Rocco Scotellaro, dovrei stare a fianco dei poeti che ancora non sono venuti.
Ieri nella villa di Melfi sentivo un sud che vuole somigliare a tante cose e non somiglia a nessuna.
Non sapevo a chi avvicinarmi, non mi veniva neppure in soccorso la mia follia, non riuscivo ad avventarmi gioiosamente sugli esseri e sulle cose. Non sono riuscito a guardare neppure un albero, neppure un cane. Avevo il cuore come rubinetto rotto. Perdevo sangue e lacrime e perdevo anche la mia salute, sentivo che non potevo offrirla a questo Sud che passeggiava in un suo riposo coatto, un riposo che sentivo senza lietezza, un riposo inerte. Avevo nello zaino i miei volantini che non potevano volare da nessuna parte.
(Franco Arminio)
3 commenti:
straordinario.
ti strizza il cuore come uno straccio bagnato.
potere delle parole di farsi paesaggio
uno scrittore straordinario. Un vero poeta
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