domenica 11 maggio 2014

nella villa di melfi

Ieri nella villa di Melfi mi veniva da piangere. Guardavo il Sud che si avviava al suo sabato sera con le sue pance e le sua paure, le sue vecchiaie ingloriose, le sue giovinezze senza gioventù. Non lo sa nessuno cosa è successo veramente nel mondo in questi anni, dove abbiamo deposto la bellezza e la sensazione di essere assieme. Ora vaghiamo smarriti alla ricerca di qualche incanto provvisorio. Non ce la facciamo a tenerci. La vita cade, non smette mai di cadere, è un bicchiere che si frantuma all’infinito. Ieri nella villa di Melfi ho sentito che forse sono arrivato troppo tardi in questo Sud o troppo presto. Dovevo stare a fianco di Rocco Scotellaro, dovrei stare a fianco dei poeti che ancora non sono venuti.
Ieri nella villa di Melfi sentivo un sud che vuole somigliare a tante cose e non somiglia a nessuna.
Non sapevo a chi avvicinarmi, non mi veniva neppure in soccorso la mia follia, non riuscivo ad avventarmi gioiosamente sugli esseri e sulle cose. Non sono riuscito a guardare neppure un albero, neppure un cane. Avevo il cuore come rubinetto rotto. Perdevo sangue e lacrime e perdevo anche la mia salute, sentivo che non potevo offrirla a questo Sud che passeggiava in un suo riposo coatto, un riposo che sentivo senza lietezza, un riposo inerte. Avevo nello zaino i miei volantini che non potevano volare da nessuna parte.

(Franco Arminio)

3 commenti:

lievito ha detto...

straordinario.
ti strizza il cuore come uno straccio bagnato.

lillo ha detto...

potere delle parole di farsi paesaggio

marian. ha detto...

uno scrittore straordinario. Un vero poeta