Stamattina mi è capitato di parlare con un mio amico che vive fuori e talvolta ritorna a trovare la famiglia e i pochi amici che gli sono rimasti qui. Gli spiego un paio di progetti che ho in testa e a un certo punto mi fa: Ma come fai a vivere qui? Che c'entri tu con questi provinciali? Così volevo spezzare una lancia a favore di chi come me vive in paese. Non sono solo. A parte me, infatti, ci sono altri dieci non provinciali e ben dodici non troppo provinciali, di riserva.
2 commenti:
Il provincialimo e il cosmopolitismo ora della fine sono nella testa delle persone. Ma siamo poi sicuri che il cosmopolitismo sia ontologicamente superiore al provincialismo?
- Avere un'idea vaga e improbabile di un vasto territorio (parlo dentro e fuori di metafora) batterà irrefragabilmente l'avere una conoscenza minuziosa e profonda di un territorio circoscritto?
- Suonare male il pianoforte, il violino, il trombone basso e l'arciliuto è meglio che saper cantare con gusto e tecnica, o che avere una vera conoscenza dell'armonia e del contrappunto?
- Sapere ordinare al ristorante in cinque lingue supera il poter leggere le Argonautiche di Apollonio Rodio in greco? (qui da Milano si alza un grido silenzioso: sì sì, il ristorante supera tutto, e il sommelier supera anche il ristorante).
Il più delle volte il convinto cosmopolìta ha scambiato una provincia per un'altra, che non conoscerà mai bene. Non è più l'Europa di Erasmo, e ormai nemmeno più quella dell'Erasmus.
commento bellissimo, marco!
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