Oggi, leggendo per caso delle poesie di Lucio Piccolo, vi ho trovato moltissime affinità, pur nelle diversità anagrafiche e biografiche, con un autore da noi pubblicato, Carlo Tosetti.
Al minuto 13.00 circa di questo bel documentario – come non se ne fanno più – si può vedere la casa di Piccolo, una vera e propria Wunderkammer e ascoltare attraverso un’intervista il senso (e il pregiudizio) di molta sua poesia. Pregiudizio che talvolta, immeritatamente, attraversa anche i versi di Tosetti.
Intervistatore: «Si sente anacronistico?»
Lucio Piccolo: «Mi sento anacronistico io?»
«Sì.»
«Sì e no. Quando mi trovo nell’immediato diretto contatto con le forme più crude della modernità sì, mi sento anacronistico. Ma poi no, poi del resto mi abituo facilmente e mi sento contemporaneo. Poi sa, la realtà della poesia è una realtà interna, attraverso la quale noi andiamo in tutte le epoche.»
«Difatti pensavo, la sua poesia è spesso una fuga nel tempo. In senso fisico ha mai desiderato di fuggire, lasciare questa casa, la Sicilia?»
«No, no. Soprattutto vorrei insistere su questo. Non provo affatto qui il senso della solitudine, perché la stessa casa, che sembrerebbe, sopra una collina, solitaria, è invece un luogo di paesaggi, di ingressi di paesaggi.»
LA SETA
Fatica nostrana nei giorni involati
la seta: le veglie all’interno
tepore, le foglie del gelso brucate
dalle torpenti farfalle ai cannicci.
Sospesa alla trave la falce
d’incanto, il crescente
e l’aria grave di fiati rurali,
d’attesa – poi girano i fusi, le spole, la grana…
ma se la prendi con mano
che un poco trema
e la spieghi e la stendi
è una fontana nel vento e nel sole.
(Lucio Piccolo)
2 commenti:
Ho sempre pensato che il Tosetti, da grande, sarà Piccolo. Io, per parte mia, sarei invece contento di ridurmi polvere su una poltrona in quel Circolo di lettura a Palermo.
Lucio Piccolo aveva uno dei visi e delle voci più spirituali che abbia mai visto (questo filmato è meraviglioso).
Grazie cari, del post e del commento bertoliano!
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