Ma sì, mi dice il giovane aspirante romanziere di successo, che ha letto tutto, tutto sa, nulla gli piace, si crede Dio, ed è pronto a spaccar culi col suo stile irriverente, con l’irresistibile potenza affabulatoria della sua prosa nuova, finto-americana, delle sue storie vissute sul limite, con un tono, come se io editore di serie B non lo possa capire, nemmeno nella terminologia calcistica, ma sì mi dice, l’autofiction, il metatesto, la post-a-van-guar-dia, tu mi capirai. Ma guarda che io, gli dico, primancora che editore sono stato poeta, e leggevo e praticavo l’autofiction, il metatesto, in poesia quando tu pettinavi le bambole a Bukowski. E gli cito a memoria versi di Caproni che non sa, da esempio, e lui rimane zitto, lì, come un idiota.
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