venerdì 7 settembre 2018

due dialoghi estratti dal consiglio d'egitto di leonardo sciascia

DON SAVERIO: Prosa o poesia, se sono corna, corna restano. 
MELI: Voi però siete all’antica, lasciatemelo dire: fate ancora caso alle corna. 
DON SAVERIO: Anche voi, no? 
MELI: Sarà perché noi non siamo sposati. 
DON SAVERIO: Questa è buona. 
MELI: Sì, sarà senz’altro quella la ragione: non abbiamo moglie. 
DON SAVERIO: E in fondo, il nostro moralistico prurito è una cosa falsa, no? Se gli altri sono cornuti, lo sono per il nostro spasso… Forse che non ve la spassate anche voi? 
MELI: Non proprio come intendete voi lo spasso… 
DON SAVERIO: Non ci sono due modi d’intenderlo: una donna o ve la mettete sotto o è meglio non la guardate nemmeno… Se io dovesi credere che quelle labbra che cantate, voi, in qualche angolo di villa, non ve le succhiate; che il petto di una certa signora e il neo di un’altra non li palpeggiate a vostro talento, in reconditi luoghi… Ebbene, vi direi: siete un disgraziato. 
(Meli sospira). 
DON SAVERIO: No, non vi chiedo di farmi delle confidenze, mi basta credere che voi avete denti ed appetito da approfittare dei biscotti che la provvidenza vi manda… Mi basta crederlo: per ammirarvi come poeta, per rispettarvi come uomo. 
MELI: Voi della poesia avete un’idea da commercio dei grani… 
DON SAVERIO: Ne ho, per la verità, un’idea molto diversa: ma conoscendo voi… 
(Scoppia a ridere, ride anche il Meli). 
DON SAVERIO: Sto scherzando. 
MELI: Lo so.
*** 

(Parlano dell’avvocato Di Blasi, amico di Meli, appena arrestato per congiura contro la Corona).
PRINCIPE DI TRABIA: E voi credete che lui l’amasse, la poesia? Che in un cuore nero come il suo ci fosse posto, per l’amore alla poesia? 
ABATE CARÌ: L’amava. 
PRINCIPE DI TRABIA: Vecchio rimbambito. 
MELI: Eh, no, caro abate, ora possiamo ben dire, come giustamente osserva sua eccellenza, che non amava la poesia, che non poteva amarla: era tutta polvere negli occhi; negli occhi degli ingenui come me… 
ABATE CARÌ: Voi, non l’amate. 
MELI: Io? Io non amo la poesia?... Ma l’avete sentito, il vecchio scimunito? Io la poesia la faccio, e se ne parlerà, della mia poesia, quando del vostro nome non ci sarà più traccia nemmeno sul marmo che vi metteranno sopra da morto.

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