mercoledì 2 gennaio 2019

letteratura e malattia

Da due giorni me ne sto chiuso in casa con la febbre. Il primo giorno, a letto, ho preso un libro a caso da quelli che ho in giro per la stanza e mi sono messo a leggere. Ho attaccato quello e sono andato avanti finché l'ho finito. Poi ne ho preso un altro e ho finito anche quello. In due giorni ho letto due libri interi e stamattina ho iniziato il terzo, uno dietro l'altro, senza fermarmi, una cosa che credo non mi succedeva più da almeno una decina d'anni. Adesso le mie letture si fanno tutte a spizzichi, poche pagine da vari testi letti in contemporanea. Tutta questa storia mi ha ricordato gli anni dell'adolescenza, quando leggere era molto più di una passione, era una fede; e mi ha portato alla considerazione che forse il binomio letteratura-malattia che taluni danno (spregiativamente) a questa passione non è del tutto sbagliato: occorre infatti il non-tempo della malattia, in tutte le sue possibili varianti, per ridare vigore al tempo assoluto della parola, altro non-tempo, e permetterle di agire sul corpo del lettore, occupandolo.

7 commenti:

amanda ha detto...

Dipende da quanto uno è malato Lilluzzin, funziona con l'influenza e salvo che la febbre non sia troppo alta 😀

lillo ha detto...

lo prendo come parere medico :)

Anonimo ha detto...

comunque se hai la febbre alta, tosse, dolori articolari ed il naso che gocciola, l'unico pensiero è che tutto passi; la lettura è solo un non-pensiero.

michele lenzi

lillo ha detto...

ma infatti questo è un pensiero da terzo giorno :)

Lucien ha detto...

Insieme alle parole crociate e i fumetti, da bambini era l'unico passatempo possibile quando ci si ammalava di morbillo, parotite, ecc...
Poi uno prendeva il vizio e non smetteva più!

lillo ha detto...

vero? è cominciato tutto lì in effetti :)

cristiana marzocchi ha detto...

Quant'è vero.
Cominciai sugli otto anni , a casa per la rosolia, con "Pip grandi speranze" e non ho più smesso.
Cercando blog interessanti, ho scoperto il tuo.
Grazie.
Cristiana