mercoledì 21 agosto 2019

democrazia liquida

Nella miriade di pro e contro che ha collezionato in questi giorni, devo dire che a me Conte sta simpatico, mi stava simpatico già da prima di ieri, perché nella mia testa sintetizzava il meglio e il peggio dell’idea da cui era partito il M5S: sostituire una democrazia dal basso, non proprio diretta ma quasi (col rischio concreto di derive populiste), a quella dall’alto, rappresentativa, che era invece espressione della prima repubblica. L’idea era nobile, i risultati scarsi come si è visto, mancando l’accortezza e le competenze necessarie. Così in Conte c’era il meglio perché, proprio nell’anonimato politico che molti gli rimproverano ha mostrato, invece, quello che una persona comune, onesta perché politicamente sconosciuta, può fare una volta che gli danno il potere in mano; cercare dunque di tenere insieme i pezzi, come può, e una volta sopraffatto dal sistema uscirsene con un discorso fichissimo contro il cattivo di turno (Salvini) proprio come succederebbe nella scena madre in una commedia italiana. (Solo in Italia c’è una tale confusione fra realtà e letteratura, probabilmente perché, anche se non andiamo più a teatro, la nostra rimane una cultura fortemente operistica). Ma in Conte c’era anche il peggio perché nel momento in cui si è “svegliato tardi” – come tutti gli hanno rimproverato – ha invece dimostrato un indefesso attaccamento a metodi che sono propri della prima repubblica: quello, ad esempio, per cui se anche non sono d’accordo con ciò che succede nel mio gruppo di potere io sto zitto e vado avanti, turandomi il naso, per il bene del gruppo; che era una pratica cara alla politica di inquadramento dei partiti (da DC a PCI) ma che invece sembrava apparentemente aliena a quella frontale e di rottura dei M5S. Salvo poi rendersi conto che i Cinquestelle, da sempre, usano gli stessi metodi di tutti gli altri partiti: o sei in linea con la dirigenza oppure sei fuori. Proprio come nel PCI. Ma allora dov’è la differenza? (Va detto, per par condicio, che Renzi che ridicolizzava pubblicamente Fassina – chi? – per il suo disaccordo non era da meno degli altri). Ecco, l’esperienza di questo Governo, che ha promesso tanto ma non ha risolto – per impotenza e non per malafede, e non so cosa sia peggio – uno solo dei nodi cruciali su cui aveva costruito il proprio consenso, mi pare sia stata utile perché ha dimostrato che in Italia non è possibile, pur con tutta la dignità e l’impegno dell’anonimo Conte, una democrazia diretta o semi-diretta (persino nelle sue derive populiste). Adesso, con l’arrivo del PD ci sarà di sicuro un più rassicurante passo indietro. Tanto più che molti ricominciano ad avere nostalgia per un certo tipo di democrazia professionale cara alla prima repubblica, quella basata sull’autorità dei politici di mestiere. Eppure, mi chiedo, veramente c’è chi vorrebbe tornare agli Andreotti, ai Craxi, persino ai primi Berlusconi, con tutto il carico di corruzione mafiosa che si portano dietro quegli anni, quei personaggi? Senza contare i nostalgici che tornerebbero anche un pochino più indietro, verso un sistema che, per quanto coriaceo, ha fatto il suo tempo: è già vecchio, superato, incapace di capire dove va il mondo. Mi pare che a questo punto sarebbe più utile inventarsi nuove forme di democrazia, se la democrazia ha ancora senso. O al massimo formalizzare le cose – visto che ci siamo già immersi – e far riferimento, con maggiore elasticità, a una democrazia liquida che con aplomb molto zen si adatta di volta in volta alle circostanze: meno legata al mondo degli uomini e più legata a quello dei pesci.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao

..in linea generale è condivisibile quello che scrivi, ma... permettimi che un Andreotti o Craxi erano politici con le palle; avercene di questi...Nella prima Repubblica il rosso era rosso, il bianco era bianco e il verde era verde, per rimanere con i colori della bandiera.oggi grazie alla tanto desiderata democrazia non sappiamo quali sono i colori ch siedono in parlamento visto che i deputati passano da uno scheramento all'altro come fosse il calciomercato. Democrazia dall'alto, dal basso oppure liquida alla fine funzionano poco. Credo che abbia ragione Giorgio Gaber: " non faccio più tifo per la democrazia"

Michele Lenzi

lillo ha detto...

sì, su questo, su una certa coerenza degli schieramenti, hai ragione... infatti io credo che vada inventato qualcosa di diverso proprio dalla democrazia, anche se va proprio immaginato da capo...