Stamattina
ho saputo da suo figlio Riccardo della morte di Gino, un vecchio amico
il quale, solo pochi mesi fa, cercava ancora di convincermi a scrivere
la storia della sua vita. Mi diceva: “Lillo, tu senti a me, noi ci
mettiamo intorno a un tavolo, ci perdiamo la testa per qualche mese, un
anno, due anni, quello che ci vuole per farlo bene, io ci metto il vino,
tu porti la capa, e io ti comincio a raccontare la storia della mia
vita, vedrai che casino che è stata, tu prendi appunti e scrivi, e non
ti preoccupare, che quando è pronto il libro, vedrai come si vende!
Facciamo i milioni!”. Io ogni volta gli rispondevo che non avevo tempo,
ed era vero, ma adesso un po' mi dispiace perché quella storia, che non
ho ascoltato, non potrò più raccontarla. Aveva una bella voce, gli
piaceva cantare, si appassionava alle cose. Gli piacevano le cose
semplici, bere e mangiare, perdersi nei ragionamenti con gli amici, ma
ogni tanto si sedeva da parte, sui gradini delle scale in piazza Moro,
in silenzio, si accendeva una sigaretta, e stava fermo lì, come assente,
guardava il mondo che gli passava davanti come se si fosse seduto fuori
da tutto, molto lontano. Tutte cose che, posso dire, Riccardo ha preso
pari pari da lui.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
venerdì 22 gennaio 2021
pari pari
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