domenica 24 gennaio 2021

due impressioni su centuria

Stamattina mi sono messo a leggere Centuria di Manganelli. Lo avevo lì da anni ma è la prima volta che lo prendo in mano. Due impressioni personali. La prima è che ha una scrittura talmente limpida e lineare questo libro (non ho letto altro di suo) che si fa un sacco di fatica a leggerlo. Perché mi accorgo che a volte lo stile è un alibi, tu lettore ti perdi nella forma, nella costruzione più o meno elaborata delle parole e non dai peso al contenuto o ci scorri sopra; lì dove lo stile è basso, preciso, non puoi che attaccarti ai contenuti, e visto che quelle di Centuria sono storie assai condensate dove si richiede al lettore (proprio come in poesia) di costruire castelli sul vuoto, riempire le assenze, lo sforzo di concentrazione/immaginazione del lettore è doppio. Seconda considerazione, non sono abbastanza addentrato nello scambio Manganelli-Queneau-Calvino che mi pare sia assai prolifico, ma a pelle mi sembra che Palomar che è l'ultimo e più bel libro di Calvino ha più debiti con Centuria che con tutti i libri del francese che hanno influenzato la sua ultima produzione. Anzi, a tratti mi pare quasi che Palomar nasca proprio qui. Semplicemente Calvino ha preso il libro di Manganelli, ci ha messo un po' di cuore, e l'ha fatto suo.

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