Fra i sintomi del COVID c’è che toglie il senso del gusto e dell’olfatto. Io ad oggi ho perso solo il senso del lavoro. Perdendo quello, assecondando il nulla che ci aspetta, ho recuperato il gusto di dormire, il piacere di rispondere al telefono, di mangiare come si deve. Ho finalmente smesso di correre dietro agli altri e me ne frego di dove vanno. Perdendo ogni speranza in ciò che inseguivo, ho recuperato la salute. È il grande paradosso dell’epidemia: fermando il mondo gli ha ridato tempo e, immergendosi in quel tempo, molta gente ha capito di non avere nulla fra le mani. Qualcuno si è depresso, altri hanno recuperato dal silenzio. Mi rendo conto che è privilegio di pochi, se hai una famiglia da mantenere è tutta un’altra storia. Eppure mi chiedo di continuo: è giusto tornare a “come prima”? Perché prima era tutto sbagliato. Io, almeno, credo si vivesse male. L’importante per ora è uscirne, mi rispondono col senso dell’urgenza in gola. Che è sempre il primo passo per tornare a “come prima” e poi non fare più nulla, aspettare, lasciare che decidano Altri. Così mi ci arrovello da una vita: che fare? cosa servirebbe per cambiare? – sapendo che tanto decideranno Altri. Questo è il mio mistero pasquale, che dura da Natale.
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