Mi
è piaciuto molto Bertinotti che dice in Tv, da pacifista, che oggi un
pacifista non può fermarsi a dire “Io voglio la pace” (alla John Lennon)
per cambiare il mondo, che non serve a nulla dire di volere la pace, ma
un pacifista deve essere concreto, mettersi “tra” le parti, guardare
alle ragioni dell’una ma anche dell’altra e fare proposte politiche
concrete per entrambe, non semplicemente additare chi è più malvagio fra
i due perché pace e giustizia non sempre coincidono, ma chi vuole
essere un reale portatore di dialogo deve a sua volta fare un passo
indietro e ascoltare tutti. Mi è piaciuto molto, ma continuo a chiedermi
a quali forze politiche potrebbe mai appellarsi oggi un pacifista per
far valere tali ragioni, che così com’è è lasciato da solo alle sue
lamentazioni, ma del resto la fine della politica è un lungo processo al
ribasso a cui hanno partecipati un po’ tutti, quindi persino la
solitudine di ogni pacifista non è una congiura di pochi, ma una
catastrofe collettiva annunciata da anni di vuoto o di rifiuto.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
mercoledì 27 aprile 2022
bertinotti e la pace
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1 commento:
Sì, la politica negli ultimi 20 anni (ma è un processo iniziato ben prima, fine settanta/inizio ottanta), ha perso il contatto con la realtà, schiava della televisione e del potere ingombrante dell'economia, la malaeconomia. Invece di dettare le regole, la politica segue i desideri dei potenti (non è complottismo, è realtà), e gli ideali passano in secondo piano, anzi, sono proprio spariti. Per questo un pacifista oggi non ha referenti, se non pochi e ininfluenti politici (se non fai quello che il sistema vuole, il sistema ti fa fuori).
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