Oggi al Tg hanno detto che, dopo quello in Tunisia, c’è stato un altro attentato terroristico a Sana’a, nello Yemen e hanno mostrato due foto. Non credo mostreranno altro: lo Yemen è povero, non ci sono vittime europee. Così, visto che in questo periodo tira molto Pasolini, ho pensato di linkare questa piccola gemma della sua filmografia, un breve documentario realizzato proprio a Sana’a, con un scarto di pellicola, durante la lavorazione del suo Decameron. In questo film Pasolini si appellava all’Unesco perché preservasse quella città bellissima del terzo mondo che tanto l’aveva colpito. Il film dura 13 minuti ma ti dà una sensazione di pienezza assoluta. Guardatelo se potete, tanto per ricordare che il mondo è piccolo abbastanza da toccarci, ma non tanto piccolo quanto il nostro ombelico, che a volte mi pare lo pensiamo così.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
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venerdì 20 marzo 2015
venerdì 16 gennaio 2015
cose brutte da sentire
Che brutta cosa sentire le polemiche di certa gente che si lamenta nemmeno del metodo di liberazione di quelle due ragazze, ma solo per lo spreco di soldi. Politici che dello spreco hanno fatto una professione che parlano come se avessero diritto a farlo. È qualcosa che va persino oltre il cinismo, ma scava direttamente nel fango. E si invoca l'esempio di paesi con le palle sotto come l'Inghilterra o gli Usa. Minchia. Mi spiegate che orgoglio c'è a far parte di un Paese che non tutela i suoi cittadini, tutti, indistintamente, fino all'ultimo e con ogni mezzo? E poi, la cosa più ridicola di tutte, sentire la storiella che chissà se con quei soldi adesso si acquisteranno armi di morte contro l'Europa. Magari, mi viene da rispondere, se gli americani non gliele vendessero le armi ai terroristi, ci sarebbero già meno probabilità, vi pare?
giovedì 7 giugno 2012
metafore sulla giustizia
Sarebbe davvero ironico, crudelmente ironico se, dopo tante marce spontanee contro le mafie, in nome di una giustizia che difenda il “nostro futuro” (i ragazzi) dal male, si venisse ora a confermare il primo movente di Giovanni Vantaggiato, il bombarolo dell’istituto Morvillo-Falcone, e cioè di una sua vendetta personale contro il palazzo di Giustizia lì vicino. Come a ribadire, metaforicamente, che a uccidere il “nostro futuro”, più ancora delle mafie, è il nostro stesso senso della giustizia, privata o istituzionale che sia, che fa persino dei nostri figli delle vittime sacrificali nello scontro giornaliero fra cittadino e sistema, fino al punto di arrivare, ai suoi estremi, all’aberrante parodia cinematografica vista a Brindisi.
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