Mio padre è un oltranzista della pasta al sugo. È uno di quelli cioè che si è fossilizzato sullo stesso piatto per cui se non mangia quello non si sente sazio. Gli puoi fare un risotto semplice o una zuppa francese, un secondo elaborato a base di pesce, un piatto freddo, il sushi, una ricetta orientale piena di aromi oppure qualcosa di vegetariano, con verdure fresche di campo, lui ti dirà sempre: “sì, però…”, sì però voglio la pasta al sugo, e tu non puoi farci nulla, come dice lui “non comando io, ma il mio stomaco, solo la pasta al sugo lo sazia”, anche se magari è una ricetta trita e ritrita, il resto della scienza culinaria per lui è un contorno crudo di lattuga, ravanelli e finocchio. Ecco, oggi pensavo che la quasi totalità dei lettori di libri sta più o meno allo stesso livello infantile dello stomaco di mio padre. Ci sono piatti meravigliosi là fuori, talvolta assai elaborati, ma per gli oltranzisti del romanzo qualsiasi cosa tu scrivi che non sia la pasta al sugo, è soltanto un contorno di verdure crude senza alcuna dignità di portata.
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