Sergio Garufi è una presenza borgesiana nel mondo letterario italiano, troppo intelligente per essere semplicemente ignorato ma troppo schivo per diventare realmente popolare, persino con un promoter come Jovanotti che ha speso bellissime parole per il suo secondo libro. Se ne sta, insomma, “da lato”, in una sua nicchia particolare in cui si esprime per lo più attraverso il suo blog letterario, La vie en beige, che a mio modesto parere è il più intelligente, libero e illuminante che ci sia oggi in rete, uno dei pochi su cui torno per ricostruire le tracce sparse di un viaggio sentimentale che presto o tardi lo porterà (ne sono convito) a scrivere il suo capolavoro. Questo che invece linko non è il capolavoro di Sergio, ma è il suo esordio letterario, Il nome giusto, pubblicato dopo una rocambolesca fuga a Roma, dopo aver mollato a quarant’anni un’intera vita e una professione, insomma rinunciando a tutto e ripartendo da capo. Ci vuole un bel coraggio per inseguire fino a questo punto i propri sogni. Non è il suo capolavoro, dicevo, ma come in tutte le opere prime ci ha messo dentro l’intero suo mondo: i libri, gli amori irrealizzati in cui ci realizziamo noi, dopo, dando un senso ai finali. Ed è un libro, in effetti, di finali, di cose che finiscono per poi ricominciare. Adesso IBS lo dà col 50% di sconto e io, che l’ho amato molto, non potevo restarmene zitto.
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